(di Francesco Cerri)
(ANSA) - MADRID, 2 OTT - "Attenzione, se torna la sinistra il
paese ripiomba nel baratro della crisi!": oggi è il premier
portoghese Pedro Passos Coelho a lanciare l'allarme prima del
voto di domenica, fra non molto sarà con ogni probabilità lo
spagnolo Mariano Rajoy, prima delle politiche del 20 dicembre.
Dopo una cura anti-crisi 'lacrime e sangue' di tre anni, che
ha messo in ginocchio il paese, e un anno di timida ripresa,
Passos Coelho sorprendentemente è dato favorito dai sondaggi sui
socialisti di Antonio Costa. Il Portogallo, paese di gente
ponderata, non vede in lizza per il potere come in Grecia o in
Spagna partiti anti-sistema o anti-troika. L'ultimo sondaggio
Intercampus dà la coalizione di centro-destra Psd-Cds di Passos
Coelho e del vicepremier Paolo Portas in vantaggio con il 37,2%
sul Ps di Costa al 32,9%. Le altre due liste, a sinistra del Ps
e che finora hanno escluso qualsiasi alleanza con Costa, i
comunisti-verdi del Cdu e il Bloco de Esquerda appoggiato dagli
spagnoli di Podemos sono sotto il 10%. Il prossimo premier sarà
quindi Passos Coelho o Costa, se i sondaggi saranno smentiti.
Nelle ultime settimane la coalizione di centrodestra, a lungo
in pareggio con i socialisti, ha preso il largo nei sondaggi
grazie al miglioramento dei dati economici ma soprattutto all'
uscita dal carcere dopo 10 mesi, per gli arresti domiciliari.
dell'ex-premier Ps José Socrates, accusato di corruzione.
Il 'fattore Socrates' è stato determinante secondo gli
analisti nella campagna. Nell'unico duello televisivo fra Passos
Coelho e Costa il premier ha lavorato ai fianchi l'avversario
usando Socrates come martello. Abilmente non ha attaccato sulla
corruzione ma sul tasto che più fa male in Portogallo, quello
della situazione gravissima nella quale Socrates ha lasciato il
paese nel 2011. Lisbona aveva dovuto accettare un piano di
salvataggio da 78 miliardi, le forche caudine della troika e
misure di austerità pesantissime.
La classe media si è impoverita, i ceti più deboli sono
finiti alle mense della Caritas, l'emigrazione ha ripreso come
negli anni 1970 con oltre 110mila partenza (l'1% della
popolazione) all'anno. Il governo ha privatizzato a piene mani
le imprese pubbliche, poste, elettricità, la compagnia aerea
Tap, fatto dimagrire l'amministrazione pubblica. Da un anno il
paese non è più 'commissariato' dalla troika, la disoccupazione
è scesa dal 17,5 % al 12,4%, il deficit dal 9,8% del Pil nel
2010 al 3%, la crescita supera la media Ue. Nessuno dei due
grandi schieramenti rimette in questione l'austerità. Passos
Coelho promette di alleggerirla mano a mano che la situazione
economica migliora. Costa qualcosa di più. Ma i sondaggi
sembrano indicare che i portoghesi preferiscono restare in
terreno conosciuto e non rischiare ritorni al passato. Sarà
difficile però che uno dei due ottenga la maggioranza assoluta
in parlamento. Potrebbe allora porsi per la difficoltà di
immaginare coalizioni, un problema di governabilità del
paese.(ANSA).