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Armeni, nel sorriso di Elin la diaspora senza oblio

'Il mio Paese è nell'anima, nella lingua che parlo con i miei bambini'

Se la diaspora armena ha il volto solare di Elin Simonian, allora il concetto di lontananza si alleggerisce spogliandosi di nostalgia e dolore. Elin è nata a Teheran, alla caduta dello Scià la sua famiglia si è trasferita a Los Angeles, dopo la laurea ha scelto con la madre di vivere a Roma. 'Lasciare l'Italia, il calore degli italiani? Mai', sorride. 'L'Armenia è nell'anima, nella lingua che parlo con i miei bambini, nell'incenso che bruciamo il 5 gennaio per il Natale armeno, nelle preghiere della sera. Ma la mia vita è qui, la mia diaspora è felice'.

Oggi sono cento anni dal genocidio, la storia non si può cambiare, il dolore non si dimentica, ma si continua a vivere senza farsene travolgere. Lancia un appello semplice Elin, 'Vorrei, mi piacerebbe, che la Turchia riconoscesse il genocidio, che chiamasse con il suo nome quello che è successo nel 1915, senza usare parole diverse. Sarebbe un messaggio importante, ma non solo per il popolo armeno, per tutti i popoli del mondo'.

La famiglia Simonian vive lontano dal Paese di origine da tre generazioni, il nonno materno era nato nella zona occidentale, ma quel territorio poi è passato sotto la sovranità di Ankara. Due nonne sono russe. Un miscuglio di lingue, culture, tradizioni, voci. Eppure il legame resta fortissimo. In cucina si sente il profumo delle melanzane grigliate con lo yogurt, del cumino, del caffè all'armena.

Sulla porta di casa c'è l'occhio blu che tiene lontano l'invidia e la cattiveria. E al collo di Elin la croce della chiesa madre di Erevan, che lei accarezza per sentirsi in pace, protetta. Gli armeni nel mondo sono dieci milioni, solo tre in Armenia. La diaspora è grande e non si dimentica.

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