Ennesima giornata di sbarchi. A Messina sono arrivati 454 profughi con la nave militare "Driade". Tra loro una cinquantina di minorenni - 2 i neonati, e otto donne incinta. Decine sono affetti da scabbia . Alcuni anche da malaria.
In tarda serata sarà a Vibo Valentia una nave con 150 migranti sbarcati nei giorni scorsi a Trapani. Il Vescovo Locri, in una lettera alla Diocesi, scrive: "Avendo avanti agli occhi le difficoltà delle nostre comunità di fronte al vasto fenomeno immigratorio, desideriamo chiedere scusa al fratello immigrato o profugo se non riusciamo a dargli l'accoglienza che merita". "Nei volti loro volti e nei loro occhi - aggiunge - vediamo che hanno conosciuto la guerra, la fame, la violenza, che aspirano alla giustizia e alla dignità". Mons. Francesco Oliva aggiunge: ' "La nostra terra, povera, ma abitata da gente semplice e di grande dignità, si ribella di fronte ad ogni forma di xenofobia, di sospetto e pregiudizio verso lo straniero".
Immigrate coraggio fanno arrestare scafisti a Cagliari
Grazie alle testimonianze di due migranti nigeriane che la Polizia di Cagliari è riuscita ad identificare i due "scafisti" Judel Okwude e Peter Hsaitania, entrambi nigeriani di 35 anni, che tenevano il timone del gommone con 82 migranti soccorso a largo delle coste libiche dalla nave tanker Rizopov poi approdata nel porto di Cagliari. Due trentenni le testimoni, una delle quali incinta, subito trasferite in ospedale dopo lo sbarco. Sono state loro a raccontare agli agenti della Squadra Mobile, coordinati dal primo dirigente Luca Armeni, il viaggio della speranza, indicando i due uomini che per gran parte del tragitto avevano condotto il gommone, affidato loro da un libico che aveva lasciato l'imbarcazione a largo per allontanarsi con un altro gommone. Le donne, come gli altri 82 migranti (fra cui complessivamente 17 donne e sei bambini), hanno pagato per il viaggio 1.500 dollari.
Cristiani uccisi, gip convalida fermi Il gip di Palermo Guglielmo Nicastro ha convalidato i fermi di tutti e 14 gli extracomunicati finiti in cella con l'accusa di avere aggredito e ucciso, in seguito a una lite scoppiata per motivi religiosi, una decina di migranti con cui, a bordo di un barcone, attraversavano il Canale di Sicilia, diretti verso le coste italiane. Il giudice, accogliendo la richiesta della procura, ha disposto per tutti la custodia cautelare in carcere. L'indagine, condotta dalla polizia e coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Maurizio Scalia, ha preso il via dalla testimonianza dei superstiti che hanno riconosciuto nei 14 fermati i musulmani autori dell'aggressione e dell'omicidio del gruppo di cristiani che viaggiava sull'imbarcazione.
