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Arnaldo Cestaro, Fu un massacro, ragazzi invocavano 'mamma'

"Questa sentenza è una cosa molto importante. Deve essere applicata subito. Quella sulla tortura è una legge giusta. Quello che ho visto e subito è una cosa indegna in un sistema democratico": a dirlo, interpellato dall'ANSA, Arnaldo Cestaro, autore del ricorso in base al quale la corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia per l'irruzione e i pestaggi vicende all scuola Diaz durante il G8 di Genova. 

 

Fu un massacro, ragazzi invocavano 'mamma' - "Alla Diaz ho visto un massacro. Mi hanno rotto una gamba, un braccio e dieci costole. Io adesso ho 76 anni ma ho visto ragazzini che chiamavano mamma in inglese, tedesco e altre lingue. Non auguro a nessuno di vedere i propri figli chiedere aiuto così. Culturalmente siamo andati indietro". Lo afferma Arnaldo Cestaro, autore, assistito dagli avvocati Nicolò Paoletti e Dario Rossi, del ricorso che ha portato al pronunciamento della corte europea contro l'Italia per l'irruzione alla Diaz durante il G8 di Genova. Nella notte del 21 luglio 2001 Cestaro fu brutalmente picchiato dalle forze dell'ordine tanto da dover essere operato, e da subire ancora oggi - ricorda - ripercussioni per le percosse subite. Nella sentenza di Strasburgo i giudici hanno stabilito un risarcimento per Cestaro di 45 mila euro. "E' una sentenza importantissima - rileva da parte sua l'avvocato Rossi - che riconosce che l'Italia è inadempiente rispetto a una convenzione internazionale contro la tortura ma è stato anche accertato, come dice la Cassazione e la corte d'appello, che quello posto in essere quella notte costituisce tortura ad opera dello Stato attraverso la rappresentanza dei suoi funzionari". Il legale sottolinea soprattutto il valore di principio della decisione della corte europea, indicando che "gli autori materiali della tortura non sono mai stati individuati".

Non mi importa dei soldi,ho visto una mattanza - "Non mi importa dei soldi, serve una legge che parli di tortura": a dirlo Arnaldo Cestaro.  "Cosa volete che mi importi dei soldi? Noi - rileva dalla sua casa ad Agugliaro, piena di bandiere della pace, di Rifondazione e di immagini che ricordano la sua storia - vogliamo una legge che introduca il reato di tortura nel nostro Paese e che sia applicata subito, scritta nera su bianco, altrimenti non si risolve nulla: il più forte vince sempre e il più debole viene massacrato, come è successo a noi alla Diaz". Di quel giorno del luglio di 14 anni fa ricorda che era a Genova e alla sera di essere andato alla Diaz per dormire. "Alle nove e mezzo - dice Cestaro, conosciuto negli ambienti vicentini per la sua lotta a favore della pace e della giustizia sociale - mi sono coricato e ho dormito subito, ero stanchissimo dopo una giornata di protesta, con tanta gente. Alle undici e mezzo ho sentito un forte trambusto, stavano buttando giù i portoni della scuola. Ho pensato 'ecco, arrivano i black block' e invece era la polizia, la mia polizia, quella del mio stato democratico". Ricorda le sue urla e quelle degli altri: "Ho visto una mattanza incredibile, un orrore che non credevo di dover vedere mai".

 

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