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Marijuana legalizzata in Uruguay, è Expocannabis

A Montevideo due giorni dedicati a uso medico e coltivazione

Dalla legalizzazione alla commercializzazione: la marijuana diventa merce da expo. A un anno dal varo della storica riforma che ha depenalizzato produzione, vendita e consumo della cannabis, si è svolta nel fine settimana nella capitale dell'Uruguay la prima edizione nazionale della Expocannabis, una manifestazione senza precedenti il cui obbiettivo è "la diffusione di informazione sulle potenzialità mediche, terapeutiche ed industriali della canapa indiana e della canapa", variante della stessa pianta, quest'ultima, senza effetti psicoattivi.
    Con oltre 40 stand espositivi e un ricco programma di conferenze, laboratori, eventi musicali e dibattiti, la Expocannabis - organizzata nella sede del Laboratorio Tecnologico dell'Uruguay (Latu), un ente a partecipazione pubblica - punta a diventare la prima vetrina internazionale per esporre i vantaggi della legalizzazione promossa dal governo locale, anche se le autorità preferiscono parlare di "regolamentazione" del mercato.
    All'appuntamento non poteva mancare il Hash, Marijuana & Hemp Museum di Amsterdam, vera istituzione internazionale che dal 1985 si occupa di informare sulla millenaria storia dell'uso della canapa nelle diverse culture, come fonte di tessuti, fibre e semi alimentari ma anche come sostanza psicoattiva, per scopi religiosi e spirituali o semplicemente ricreativi.
    Fra gli stand, la parte del leone la fanno club, associazioni e società che si occupano della coltivazione della canapa indiana, come Urugrow o Royal Queen Seeds, che offrono i semi e gli altri prodotti necessari per accudirne la crescita.
    La riforma uruguaiana, infatti, prevede tre opzioni per procurarsi marijuana legalmente: la coltivazione domestica per uso personale - basta iscriversi a un registro nazionale inaugurato ad agosto, e si possono avere fino a sei piante - l'associazione di consumatori - massimo 45 soci e 99 piante - e la distribuzione attraverso le farmacie di "erba" prodotta dallo Stato, fino a un massimo di 40 grammi mensili per persona.
    Siccome la distribuzione nelle farmacie è stata spostata alla fine dell'estate australe - verso marzo-aprile del 2015 - a causa del ritardo nell'attribuzione delle licenze ai privati che coltiveranno la marijuana in serre istallate in terreni pubblici, l'attenzione è concentrata attualmente sulle due forme previste di coltivazione privata.
    La Expocannabis servirà anche per cercare di convincere un'opinione pubblica ancora scettica riguardo alla riforma lanciata dal presidente José Mujica. "I dubbi vengono dai due estremi: i proibizionisti che si oppongono a ogni liberalizzazione e i consumatori abituali, che diffidano dei registri creati dallo Stato", ha detto all'ANSA un giovane che ha cinque piante in casa e chiede, significativamente, di non essere identificato.
    Un anno dopo il varo della legge, i sondaggi indicano che oltre il 56% degli uruguaiani resta contrario alla legalizzazione. E fra i militanti antiproibizionisti la recente elezione di Tabaré Vazquez a presidente, che pure fa parte dello stesso partito di Mujica, è vista con preoccupazione: il nuovo capo dello Stato - che è anche un noto oncologo - non ha nascosto il suo scetticismo sull'efficacia della liberalizzazione, sottolineando che gli sembra "incredibile" che una sostanza stupefacente possa essere venduta in farmacia.

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