Una seduta straordinaria del Consiglio comunale di Milano dedicato al 45/o anniversario dalla Strage di Piazza Fontana, con gli interventi del sindaco del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia, del collega di Brescia, Emilio Del Bono, e del vicesindaco di Bologna, Silvia Giannini: così l'aula di Palazzo Marino ricorderà il 12 dicembre la ricorrenza che ha segnato la città.
Renzi ricorda la strage su Twitter
45 anni di Piazza Fontana. Un pensiero commosso alle vittime della strage, una ferita mai guarita nel nostro paese.
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 12 Dicembre 2014
Dagli archivi ANSA, i lanci dell'Agenzia
Il punto sulle inchieste di Paolo Cucchiarelli
Non è vero che sia tutto buio e che sia un mistero insondabile a cui arrendersi; non è neppure vero che non ci siano condannati e che non si sia capito "l'intreccio" che rende la strage di Piazza Fontana un simbolo di questa nostra Italia incapace di raccontare i suoi traumi fino in fondo. L'ultimo processo per la strage del 12 dicembre,che ha portato alla sbarra il gruppo di Ordine Nuovo del veneto chiamato in causa anche per la strage di Brescia, si è chiuso con una assoluzione che è motivata dalla insufficienza di prove e con la condanna per concorso in strage (con prescrizione della pena) del solo Carlo Digilio, Ordinovista e agente della rete Usa. Il pentito è stato l'uomo centrale dell'ultimo processo sulla strage dopo che in quelli precedenti (11 i giudizi complessivamente) erano cadute via via le responsabilità dell'anarchico Pietro Valpreda e di altri anarchici romani, componenti di un circolo largamente infiltrato dai fascisti,e quelle dei fascisti Franco Freda, Giovanni Ventura e Stefano Delle Chiaie.
Per il passato abbiamo solo le condanne per i depistaggi attuati dai servizi segreti (il generale Gian Adelio Maletti e il capitano Antonio La Bruna) per tutelare i gruppi di estrema destra nascondendo prove e facendo fuggire imputati. Digilio è stato l'uomo chiave anche dell'ultimo processo sulla strage di Brescia che ha visto alla sbarra gli stessi uomini di estrema destra e gli stessi gruppi. Digilio ha raccontato due novità assolute grazie alle inchiesta del giudice Guido Salvini: gli intrecci strettissimi tra On e la rete di intelligence Usa e il fatto che alla vigilia della strage lui diede consulenza al gruppo Ordinovista per una bomba destinata a Milano che è ben diversa da quella che ufficialmente detona nella Banca e che conosciamo grazie ai precedenti processi. Il gruppo fascista è stato assolto perché ha dimostrato che quella bomba in viaggio verso Milano "non entrava" cioè alla lettera non si poteva "infilare" nell'altra. Per questo il gruppo di On è stato assolto nonostante all'epoca si fosse parlato di due borse direttamente coinvolte nell'esplosione (come accertò la perizia) e di due sistemi di attivazione (miccia e timer).
I processi però - almeno in questo caso- sono storie separate e nessuno ha tenuto conto dei precedenti e spiegato perché in processi per lo stesso fatto - la strage del 12/12 - ci siano due bombe ben diverse tutte e due destinate al salone della Bna: e' questo un fatto accertato processualmente in due giudizi diversi ma che non è stato letto in maniera unitaria. Ora Milano dovrà giudicare uno "spezzone" della strage di Piazza della Loggia sopravvissuto all'ultimo giudizio proprio grazie alle testimonianze di Digilio. Le indagini vanno avanti e il "mistero" si dirada proprio attorno all'intreccio, manipolato e manipolatorio tra gruppi di On e gruppi anarchici che subirono l' infiltrazione. Nell'ultimo processo per Brescia il pentito di On Martino Siciliano ha detto in dibattimento: Oppure Gianluigi Napoli che ha detto, riferendo le parole di un importante Ordinovista come Melioli che Merlino,uomo vicino a Stefano Delle Chiaie, è stato però assolto.
Napoli ha spiegato meglio la dinamica:"Valpreda aveva collocato l'ordigno ma non era al corrente che lo stesso sarebbe esploso in orario di apertura della banca e che pertanto avrebbe provocato dei morti.
Ma le indagini proseguono e gli elementi su questo scenario si rafforzano e moltiplicano nel massimo riserbo e forse proprio dalla inchiesta di Brescia potrebbe arrivare uno sprazzo di luce sul meccanismo terribile messo in atto, come le molte prove fatte da i gruppi fascisti, prima di dicembre 1969, per "tarare" il meccanismo miccia-timer. Si raccolgono nuove testimonianze e si "recuperano" altre come quella di una teste che nel 1971 riferì i colloqui su Valpreda dei fascisti veneti quando l'anarchico venne fermato e gli venne addebitati strage e morti:"Certo che quello lì c'è dentro fino al collo, peccato perché lui non c'entra".