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L'appello del Papa alla Fao: "Affamati chiedono dignità, non elemosina"

"Urgente affrontare crisi. Sperimentare co-gestione lavoratori"

"Mentre si parla di nuovi diritti, l'affamato è lì, all'angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, chiede di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione. Ci chiede dignità, non elemosina". Un grande applauso, nella sala plenaria della Fao, ha salutato questa frase del Papa - pronunciata come tutto il discorso in spagnolo - durante il suo intervento alla 2/a Conferenza Internazionale sulla Nutrizione. Un momento in cui Francesco ha voluto lanciare un forte appello agli Stati perché sostengano la sconfitta della denutrizione ("il mercato e le speculazioni finanziarie non ostacolino la lotta alla fame") e anche per la difesa della "Madre Terra" che, in caso contrario, ha ammonito, "non ci perdonerà".

"Viviamo in un'epoca - ha affermato - in cui i rapporti tra le nazioni sono troppo spesso rovinati dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in forme di aggressione bellica ed economica, mina l'amicizia tra fratelli e rifiuta o scarta chi è già escluso. Lo sa bene chi manca del pane quotidiano e di un lavoro dignitoso". Per Bergoglio, inoltre, "oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri; forse - ha spiegato - ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame". Secondo il Papa argentino, "è inoltre doloroso constatare che la lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla 'priorità del mercato', e dalla 'preminenza del guadagno', che hanno ridotto gli alimenti a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria". Le persone e i popoli, invece, "esigono che si metta in pratica la giustizia; non solo la giustizia legale, ma anche quella contributiva e quella distributiva".

Francesco, richiamando il discorso che Giovanni Paolo II tenne nel 1992, in quella stessa sala, alla prima Conferenza sulla Nutrizione, ha messo in guardia dal "paradosso dell'abbondanza": dal fatto che "c'è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l'uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi". E su un tema come questo, la fame, non si possono fare "sofismi". E un'altra sfida, per Bergoglio, è anche quella della "mancanza di solidarietà", di società caratterizzate "da un crescente individualismo e dalla divisione", cosa che "finisce col privare i più deboli di una vita degna e con il provocare rivolte contro le istituzioni". Secondo il Pontefice, gli Stati devono agire "di comune accordo", in ogni parte del mondo ogni persona deve contare sulle "garanzie" essenziali, si deve perseguire la creazione di un "sistema internazionale equo", dove vengano tutelati "il diritto all'alimentazione e il diritto alla vita e a un'esistenza degna", così come "l'obbligo di condividere la ricchezza economica del mondo".

Né può essere accettabile qualsiasi "forma di pressione politica o economica che si serva della disponibilità di alimenti". E qui il Papa ha richiamato alla custodia di "sorella e madre terra", alla protezione del pianeta "per evitare che si autodistrugga". "Ricordo una frase che ho sentito da un anziano, molti anni fa: 'Dio perdona sempre, le offese, gli abusi; Dio sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La terra non perdona mai!". "Custodire la sorella terra, la madre terra, affinché non risponda con al distruzione - ha concluso -. Ma soprattutto, nessun sistema di discriminazione, di fatto o di diritto, vincolato alla capacità di accesso al mercato degli alimenti, deve essere preso come modello delle azioni internazionali che si propongono di eliminare la fame". Tra l'altro, ha aggiunto nel saluto in italiano al personale della Fao, "l'acqua non è gratis, come tante volte pensiamo. Sarà il grave problema che può portarci ad una guerra". Insomma, è stato il richiamo del Papa, "dare da mangiare agli affamati per salvare la vita nel pianeta".

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