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Pedofilia: arrestato l'ex nunzio Jozef Wesolowski, pericolo fuga e inquinamento

Accuse abusi e pedo-pornografia. Processo a fine 2014-inizio 2015

Dopo aver trascorso la prima notte agli arresti domiciliari all'ultimo piano del Palazzo del Tribunale vaticano, nei locali del Collegio dei Penitenzieri - i frati francescani che confessano i fedeli nella basilica di San Pietro -, l'ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, il polacco Jozef Wesolowski, attende ora un processo per pedofilia che potrebbe costargli fino a 7 anni di carcere, salvo ulteriori aggravanti. Il processo in aula, comunque, non comincerà prima della fine di quest'anno o l'inizio del prossimo.

Le accuse che hanno determinato la misura restrittiva per l'ex arcivescovo già ridotto allo stato laicale dall'ex Sant'Uffizio, notificatogli ieri dal promotore di giustizia del Tribunale d'Oltretevere, Gian Piero Milano, sono gli abusi su minori, commessi durante la sua permanenza come nunzio a Santo Domingo, da dove è stato richiamato dal Papa nell'agosto 2013, e l'essere stato trovato in possesso di materiale pedopornografico. Ma alla base dell'arresto - ha fatto sapere oggi il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - ci sono anche il pericolo di fuga, quindi che l'imputato si sottragga alla giustizia, e quello di inquinamento delle prove.

Mentre non si attenua il clamore per l'arresto-shock in Vaticano, fatto senza precedenti per un vescovo e nato da una precisa volontà di papa Francesco e dalla sua linea di "tolleranza zero" sulla pedofilia ("in questo problema non ci saranno figli di papà, niente privilegi", aveva detto ai giornalisti durante il volo di ritorno dalla Terra Santa), si chiariscono alcuni particolari sullo stato del doppio procedimento, canonico e penale, contro l'ex nunzio, accusato, secondo la stampa locale, di aver adescato a Santo Domingo non meno di sette minori e di averli pagati per prestazioni sessuali, come guardarli e filmarli mentre si masturbavano. Premettendo che la fase istruttoria del procedimento penale "richiede una comprensibile riservatezza", padre Lombardi ha oggi spiegato che i capi d'imputazione comunicati all'imputato sono attinenti ad abusi sessuali su minori e a possesso di materiale pedopornografico". Gli elementi documentali e testimoniali su cui poggiano gli addebiti sono pervenuti al promotore di giustizia sia dagli atti del procedimento canonico già attuato presso la Congregazione della Dottrina della Fede (si è in attesa dell'appello avendo Wesolowski fatto ricorso contro la "perdita dello stato clericale" comminatagli in primo grado), sia dalla documentazione giunta dalla Repubblica Dominicana. L'ex nunzio, che ha avuto i domiciliari in virtù dello stato di salute documentato con attestati medici, è per ora difeso da un avvocato d'ufficio, "ma può naturalmente esercitare il diritto di difesa tramite un avvocato di sua fiducia che può nominare". Il Pm vaticano, "compiute le indagini ulteriori che riterrà necessarie e gli interrogatori opportuni dell'imputato assistito dal suo avvocato", potrà formulare al Tribunale la richiesta di rinvio a giudizio, e qualora questa sia accettata inizierà il processo.

Questa fase, comunque, "richiederà alcuni mesi", e l'inizio del dibattimento in aula - che in Vaticano avviene secondo il "vecchio rito" - può prevedersi per "gli ultimi mesi di quest'anno e i primi del prossimo anno". La legge che sarà applicata a carico di Wesolowski non sarà quella "nuova", in vigore dal primo settembre 2013 con la riforma del Codice penale vaticano, "perché i fatti addebitati all'imputato oggi conosciuti sono precedenti all'entrata in vigore di tale legge". In ogni caso, fa sapere Lombardi, "le pene previste dalla legislazione precedente per i reati attualmente contestati possono valutarsi intorno a 6 o 7 anni, ma con la possibilità di variazioni per aggravanti alla luce di circostanze che risultino dalle indagini". Ulteriore spiegazione del portavoce vaticano: "il provvedimento degli arresti domiciliari, con la conseguente limitazione dei contatti, intende evidentemente evitare la possibilità dell'allontanarsi dell'imputato e il possibile inquinamento delle prove". Il caso del 66/enne Wesolowski, tra l'altro, è sicuramente quello che desta più clamore, ma non è il solo che riguardi un vescovo per fatti di pedofilia. "In questo momento, ci sono tre vescovi sotto indagine", aveva detto il Papa sempre sull'aereo da Gerusalemme. Insomma, in materia di abusi su minori, sotto Francesco "non ci sono privilegi".

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