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Don Natale, a 95 anni vicino gente sisma

Vive in casetta e dice messa per fedeli frazione di Cascia

(di Gianluigi Basilietti) (ANSA) - CASCIA (PERUGIA), 1 FEB - Celebra messa anche due volte a settimana a San Giorgio, frazione di Cascia colpita dal terremoto; ha 95 anni compiuti il giorno di Natale e gli hanno appena rinnovato la patente di guida, ma non sempre se la sente di mettersi al volante, e quindi ha chiesto a Maria, la signora polacca che lo assiste nelle faccende, di iscriversi a scuola guida. "Voglio stare tra la mia gente - dice - e quindi devo raggiungerla in qualche modo". Lui è don Natale Rossi, il parroco più anziano della diocesi Spoleto-Norcia. E' uno dei tanti sfollati del sisma, la sua casa è stata lesionata, al punto che in un primo momento la diocesi ha pensato di accoglierlo in una struttura di Roccaporena, dove nacque Santa Rita e lì è rimasto per qualche mese. "Ma non era possibile continuarci a vivere - racconta all'ANSA don Natale - perché ogni domenica e non solo, ero costretto a fare 30 chilometri in auto per dire messa a San Giorgio". Dopo "l'esilio" a Roccaporena, adesso è tornato, avendo ottenuto una casetta Sae. "La mia vita è qui - sottolinea il sacerdote -, tra i miei parrocchiani, lontano da loro non riesco a stare". I suoi 95 anni li porta con lo spirito di un ragazzino e quando parla della "sua" chiesa, che porta il nome della località in cui si trova, gli si illuminano gli occhi. Nonostante sia inagibile, apre ugualmente la porta e invita ad ammirare gli interni. Conosce ogni angolo, ogni affresco e ogni scritta che abbelliscono le mura di questa chiesa che nelle volte ha i segni importanti del terremoto. La vita di questo prete di campagna è costellata da aneddoti e ricordi che si accavallano. Racconta che passa le sue giornata a pregare e in questi ultimi giorni l'ha fatto soprattutto pensando a chi, all'età di 12 anni, gli salvò la vita. "Mi ero ammalato - dice - e nessuno sapeva trovare la cura giusta, fu un dottore ebreo, perseguitato dai nazisti, a capire di cosa soffrivo. In questi giorni che si sono celebrate le giornate della Memoria ho tanto pregato per quell'uomo che fece del bene a me e a tante altre persone. Pensi ci segnava le medicine su dei pezzi di carta, non poteva fare le ricette ufficiali altrimenti lo avrebbero scovato e deportato". Dal passato al presente don Natale ci salta con agilità, ma soprattutto pensa al futuro e se mai potrà rivedere la chiesa sistemata. "Io di tempo non ce l'ho più tanto - conclude don Natale -, ma se ci lavorano fin da subito, qualche speranza spero di avercela". (ANSA).
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