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Spopolamento 'spettro' frazioni Norcia

"Siamo rimasti in pochi" dicono in piccoli borghi feriti sisma

(di Gianluigi Basilietti) (ANSA) - NORCIA (PERUGIA), 24 NOV - L'altro terremoto si chiama spopolamento e sta picchiando duro nelle frazioni più piccole di Norcia, quelle che a fatica si trovano sulle carte geografiche e dove si arriva attraverso strade strette e tortuose. Come quelle percorse dall'ANSA per raggiungere Sant'Andrea, Pescia, Legogne e San Marco. "Siamo rimasti in cinque a vivere qui, prima della scossa del 30 ottobre di un anno fa eravamo in dieci, poi alcuni se ne sono andati per la paura" dice Vincenzo Brugnoli, pensionato 70enne di San Marco, uno degli ultimi "guardiani" rimasti a difesa dei paesi più lontani della Valnerina terremotata. E' in mezzo alla piazzetta, insieme a un pastore maremmano. Di questo pugno di case, a 12 chilometri da Norcia, Vincenzo conosce ogni millimetro ed è lui a spalancare la porta della chiesa crollata col terremoto. All'interno solo calcinacci e le panche impolverate, su una delle pareti un grande buco da dove si intravede un pezzo di montagna innevata. Il resto delle abitazioni non ha subito particolari danni "e c'è chi qui ha anche comprato di recente casa", racconta soddisfatto Vincenzo ricordando quando 60 anni fa c'era pure la scuola. Ma nonostante non ci sia più nessuno resta convinto che "San Marco è meglio di Castelluccio, venga a vedere che panorama". Insomma, orgoglio e attaccamento alle proprie origini. Valori che anche a Ugo Taraddei e alla sua famiglia hanno suggerito di restare a vivere in un'altra piccola località, Sant'Andrea. Una venticinquina di abitanti, alcuni sistemati su case mobili o piccoli container. "Ho avuto tante occasioni di andarmene via - racconta Ugo - ho avuto la possibilità di diventare pure un calciatore professionista, ma di lasciare questa terra non me la sono sentita". Ricorda come siano stati difficili "i mesi successivi al sisma". "Abbiamo dormito in tenda - dice - anche quando ha fatto più di un metro di neve". Chi ha pensato per un attimo di andarsene proprio da Sant'Andrea è una signora di mezza età che racconta l'anno appena trascorso da dietro il cancello di casa. "E' stato difficile soprattutto in inverno - sottolinea -, comunque il terremoto per fortuna qui non ha fatto grossi danni". Da Sant'Andrea si prosegue alla volta di Pescia. Il borgo è deserto, ferito e avvolto nel silenzio. Rotto solo dai colpi d'ascia che arrivano da un cortile, nella parte bassa del paese. Ci abita David Pochin, qualche anno fa ha lasciato Manchester per trasferirsi per sempre qui "dove adesso viviamo in tre persone". E se gli si chiede perché ha deciso di restare a Pescia, rivolge lo sguardo alle montagne ed esclama: "beautiful". L'ultima tappa è Legogne, una manciata di case e un allevamento di mucche. La chiesa è stata gravemente danneggiata dal terremoto, nella casa di fronte ci abita Laura. "Siamo soltanto una decina di residenti - dice -, anche se le case hanno solo danni lievi". (ANSA).
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