Si commuove al ricordo del padre,
anche se la sua deposizione dura solo pochi minuti. Le parti, pm
e legali degli imputati, decidono di acquisire le dichiarazioni
rese in fase di indagine da Marzia Fragalà, figlia del penalista
assassinato a Palermo a febbraio del 2010. "E' una forma di
rispetto per la figlia del collega", dice uno dei difensori
degli imputati, sei mafiosi sotto processo davanti alla corte
d'assise di Palermo con l'accusa di omicidio aggravato.
E' Marzia Fragalà, che ricorda in lacrime quando giurò da
avvocato ma il padre non potè essere presente, racconta ai
giudici anche un episodio che confermerebbe la tesi dell'accusa
secondo la quale il legale fu aggredito brutalmente dai sicari
di Cosa nostra perché ritenuto "colpevole" di indurre i suoi
assistiti a collaborare alle indagini. "Dopo il delitto - ha
detto deponendo - un cliente di papà, Onofrio Prestigiacomo,
durante un colloquio, mi disse che mio padre era definito
'avvocato sbirro'".
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