La storia della Revoluciòn cubana
vista attraverso serigrafie, disegni e manifesti della
propaganda del regime di Fidel Castro: quasi 60 anni di storia
raccontati attraverso quello che è stato il principale strumento
di comunicazione tra il regime e i cubani. E in mezzo il mito di
Che Guevara, icona universale di tutte le rivoluzioni. Racconta
questo e altro la mostra dal titolo "L'Isola del Che" che si
inaugura giovedì prossimo a Palermo, a Villa Castelnuovo,
nell'ambito del festival il cui nome, L'Isola che c'è, vuole
alludere a una Sicilia operosa e creativa.
Il materiale in mostra è il frutto del collezionismo di Red
Ronnie, giornalista, scrittore, conduttore televisivo,
produttore discografico e ideatore del celebre programma Roxy
Bar, andato in onda negli anni Novanta su Videomusic. Ronnie,
tre le altre cose, è stato tra i pochi ad aver intervistato, per
oltre due ore, il Lìder màximo; parte di questo importante
documento storico inedito, in cui Castro parla di cultura (e di
musica in particolare), sarà proiettato all'interno della
mostra.
Il festival nasce da un'idea di David Guido Pietroni,
produttore musicale e teatrale italiano da anni residente in
Israele. "Una delle ragioni che mi legano a questa preziosa
mostra di manifesti cubani - dice Pietroni - è di carattere
autobiografico, e riguarda la mia esperienza professionale di
alcuni mesi a Cuba. E' lì, precisamente nel 2000, all'hotel
Inglaterra dell'Avana, che grazie a Vittorio Sgarbi ho
conosciuto Red Ronnie, giunto per portare nella terra della
rumba e della salsa il messaggio del rock occidentale".
Ronnie racconta come ha cominciato a raccogliere il materiale
in mostra. "Sono approdato a Cuba la prima volta nel giugno
1995, per documentare il concerto che Jovanotti avrebbe fatto
sulla scalinata dell'università - spiega - Prima della
televisione, la mia passione è stata da sempre la fotografia.
Così ho chiesto agli organizzatori cubani di incontrare Alberto
Korda, il fotografo che scattò la famosa foto di Che Guevara che
vediamo riprodotta dovunque. L'ho intervistato a casa sua e sono
rimasto folgorato dalla quantità di immagini con cui aveva
documentato la storia della rivoluzione. Allora sono andato
anche a casa di un altro importante fotografo, Raul Corrales. In
entrambe le occasioni ho acquistato le loro foto, che mi sono
fatto autografare. Lì è iniziata la mia collezione".
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