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Migranti: in Italia oltre 15 mila minori non accompagnati

Migranti: in Italia oltre 15 mila minori non accompagnati

Ricerca Reach-Unicef, meno della metà vuole raggiungere Europa

PALERMO, 15 settembre 2017, 18:07

Redazione ANSA

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. - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Meno della metà dei minori migranti arrivati in Italia ha lasciato il proprio paese di origine con l'obiettivo di raggiungere l'Europa; un quinto di loro è partito con lo scopo di arrivare in Nord Africa o in un paese vicino. Sono alcuni dei dati emersi da una ricerca condotta dalla ong Reach, in partenariato con Unicef, intitolata "Minori in transito in Italia e Grecia" e presentata a Palermo.
    Un'analisi che si è concentrata sulle ragioni dell'abbandono del Paese di origine e dei rischi incontrati.
    Secondo la ricerca condotta da Reach, i minori stranieri non accompagnati accolti nei centri italiani erano 15.058 fino allo scorso febbraio, ma si stima che altri 5.252 abbiano abbandonato i centri di prima e seconda accoglienza poco dopo la loro registrazione all'arrivo per continuare il loro viaggio.
    "Intervistando 720 minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia, di cui 560 distribuiti in 72 centri di accoglienza della Sicilia con un'età compresa tra i 15 e i 17 anni - spiega Giulia Serio, coordinatrice della ricerca - il quadro è molto complesso, ma almeno un terzo del campione decide di migrare per problemi familiari o situazioni di violenza domestica, soprattutto nel caso di minori provenienti dal Gambia o dalla Guinea Conakry, partiti per fenomeni di persecuzione politica, religiosa o etnica". Il 46% dei minori intervistati in Italia ha lasciato il proprio paese con lo scopo di raggiungere l'Europa. In media, il viaggio fino alle coste italiane è durato un anno e due mesi, e la necessità di lavorare per finanziare la trasferta ha esposto i giovani a diverse forme di sfruttamento. Il 47% ha raccontato di essere stato rapito, e uno su 4 è stato arrestato arbitrariamente. In Libia si concentrano racconti di abusi e richieste di riscatto: i minori che hanno inizialmente sperato di poter restare a lavorare in Libia hanno poi deciso di partire per l'Italia perché terrorizzati dalla violenza generalizzata, come ha raccontato il 63% di loro.
   

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