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Mafia: guerra associazioni antiracket-Prefettura Palermo

Mafia: guerra associazioni antiracket-Prefettura Palermo

Presentato ricorso al Tar contro espulsione, altre 5 sospese

PALERMO, 22 luglio 2017, 13:25

Redazione ANSA

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Finisce davanti al Tar di Palermo la vicenda delle associazione antiracket espulse dalla prefettura di Palermo perché in odor di mafia. LiberoJato di Partinico e Libero Bagheria, associazioni intitolate a Libero Grassi, l'imprenditore ucciso dalla mafia il 29 agosto del 1991, chiederanno ai giudici amministrativi prima la sospensione e poi l'annullamento del provvedimento. Tra i soci fondatori di LiberoJato ci sono i figli di Giuseppe Amato che, come sostengono i vertici di Libero Futuro, hanno avviato un percorso di cambiamento abbandonando Cosa Nostra. Giuseppe Amato è stato l'imprenditore edile di Partinico che diede la carta d'identità al capomafia Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina. Amato è stato anche esattore del pizzo per la cosca dei Vitale di Partinico. Da tempo ormai Amato e i figli si sono dichiarati fuori da Cosa Nostra. Una nuova vita segnata da furti e danneggiamenti all'impresa edile che sono stati immediatamente denunciati alle forze dell'ordine. "Noi pensavamo di seguire le vie istituzionali - dice Enrico Colajanni di Libero Futuro - magari chiedendo alla prefettura di Palermo di sospendere in autotutela il provvedimento per mille ragioni. La notizia invece è stata resa pubblica in maniera clamorosa e in una data particolare. Si è creato lo scompiglio e il tema, che adesso va affrontato, non è l'iscrizione delle associazioni. Qua il tema è più complicato è quello degli imprenditori in provincia di Palermo che finiscono male se decidono di intraprendere un percorso di denuncia". Oltre alle due associazioni sospese altre cinque - come si legge oggi sull'edizione locale di Repubblica - sono state cancellate per inattività: "Sos Impresa Palermo", l'associazione "Co.di.ci. - centro per i diritti del cittadino", il "Coordinamento delle vittime dell'estorsione dell'usura e della mafia", "l'Associazione antiracket Termini Imerese" e l'associazione "Liberi di lavorare". Nella lista della prefettura di Palermo restano soltanto il Comitato Addiopizzo, la società cooperativa sociale Solidaria, il Centro studi e iniziative culturali Pio La Torre e Libero Futuro.
   

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