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Letizia Battaglia, non storia di vanità ma di vita

Al MAXXI, fino al 17 aprile, 200 scatti "Per pura passione"

(di Paola Mentuccia) (ANSA) - ROMA, 23 NOV - "Non è stata una storia di vanità, è stata una storia di vita". Letizia Battaglia ha iniziato a scattare foto per pagare l'affitto di un appartamento a Milano, quando collaborava come freelance per il quotidiano di Palermo L'Ora. "Avevo una macchina fotografica e ho raccontato quello che c'era intorno a me". Quella "scatola magica", come lei la definisce, le ha permesso di entrare nelle case, di raccontare la vita più intima delle persone e la storia dell'Italia, di essere testimone dei più cruenti fatti di mafia, della condizione delle donne e di trasmettere al mondo intero il suo tenero sguardo nei confronti dell'umanità. Il MAXXI di Roma celebra la fotografa, che a marzo scorso ha compiuto 81 anni, con una mostra antologica che dal 24 novembre al 17 aprile espone 200 scatti di quarant'anni di attività "Per pura passione". Insieme con la produzione che ha girato tutto il mondo - come le immagini di Giovanni Falcone al funerale del generale Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella tra le braccia del fratello Sergio dopo essere stato assassinato, la vedova Schifani, Giulio Andreotti con Nino Salvo - sono state sviluppate "fotografie mai stampate, oppure dimenticate", ha detto Paolo Falcone, che ha curato la mostra con Margherita Guccione e Bartolomeo Pietromarchi, che "hanno preso vita e definito inediti percorsi di lettura". Ci sono, inoltre, provini, note, pagine storiche del quotidiano L'Ora, un film documentario di Franco Maresco e "una lettera anonima che io ho ricevuto dai mafiosi - ha raccontato Letizia Battaglia - che le mie figlie non avevano mai visto e che è stata trovata tra le mie carte". Un avvertimento sgrammaticato scritto a macchina che la fotografa neppure ricorda, tale è stata la forza del suo impegno civile nei confronti della sua città, dove da qualche anno si sta occupando della realizzazione di un Centro Internazionale di fotografia nei cantieri della Zisa, per accogliere "il meglio del mondo e portare fuori da Palermo il meglio di questa città che ancora soffre di una scorbutica organizzazione e ancora non è tra le città felici, anche se noi ci proviamo". "Voglio ancora fare qualcosa", sottolinea Letizia Battaglia.
    Lei che ha iniziato a scattare foto ritraendo Pier Paolo Pasolini, che ha immortalato la Sicilia per quarant'anni "senza nessun vantaggio, perché non c'era alcun vantaggio per la fotografa che arrivava, solo problemi". Attenta alla curiosità di ognuno ma ribelle ai contesti istituzionali, negli spazi del MAXXI si accende una sigaretta e risponde a ogni domanda, guardando negli occhi ogni sconosciuto che le si avvicina con ammirazione. "Sono stata avvantaggiata dal fatto di essere donna: sono entrata nelle case, le donne mi hanno ricevuto, mi hanno accarezzata e io ho accarezzato loro", ha raccontato.
    Oggi, invece, "è difficile fotografare la mafia, perché la mafia è nella politica nei palazzi di giustizia. Oggi non si può". Per Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI, la fotografa palermitana ha insegnato a "non spegnere mai la libertà nel nostro sguardo".
    Cosa c'è in questa mostra per Letizia Battaglia? "Un percorso di amore, di attenzione. Mi hanno preso per mano, come una bambina". La fotografia "è stata una magia che mi ha permesso di avvicinarmi al mondo, un modo per documentare, per raccontare, per non essere stupidi". "È uno strumento meraviglioso, di cui non capisco niente dal punto di vista tecnico, però le foto poi avvengono, ci sono, e il miracolo si compie". (ANSA).
   

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