Il palazzo degli Atridi, sotto il
peso della maledizione e dei delitti, si è ricoperto di ruggine,
alto, imponente, immerso in una terra scura, perché tutto ciò
che fu di Agamennone si è corroso. Lì Clitennestra ha ucciso il
marito Agamennone e lì è stata sacrificata Ifigenia, la figlia
più piccola, perché le navi partissero per la guerra. Da quel
luogo che grida vendetta è iniziato il 13 maggio il 52/o ciclo
di rappresentazioni classiche a Siracusa, inaugurato con Elettra
di Sofocle.
Teatro esaurito e musiche dissonanti, assordanti, non ci sono
statue né dei nella città che è l'immagine stessa della
distruzione fisica e morale di una famiglia. Un panorama che al
tempo stesso è greco ed è post-bellico, da day after, che incute
inquietudine. E' il palazzo dove vive Elettra, figlia fedele e
leale di Agamennone e sorella di Oreste. Elettra è il furore, la
rabbia e il dolore che la fanno a pezzi, ansima, si rotola per
terra, assume posizione fetale che nella attenta e colta regia
di Gabriele Lavia.
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