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Mafia: il 'Caso Giambalvo',dalle Iene alle dimissioni

La vicenda del consigliere comunale 'fedele' a Messina Denaro

(ANSA) - CASTELVETRANO (TRAPANI), 8 MAR - L'autoscioglimento del consiglio comunale di Castelvetrano, in seguito alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri, è legata al cosidetto "caso Giambalvo", scoppiato anche in seguito ad alcune interviste da parte della trasmissione televisiva "Le iene". Il consigliere comunale Calogero "Lillo" Giambalvo era stato arrestato nel novembre 2014 nell'operazione antimafia "Eden II", insieme ad altre 14 persone, e assolto in primo grado lo scorso dicembre dall'accusa di essere un fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro, suo concittadino, latitante dal '93.
    Intercettato durante le indagini, il consigliere si diceva fedele al boss e si augurava la morte del figlio di un pentito.
    Subito dopo l'assoluzione Giambalvo, il 25 gennaio scorso, era stato reintegrato in consiglio comunale dal Prefetto, così come prevede la legge. Ma la decisione era stata duramente contestata del vicepresidente nazionale della Commissione Antimafia Claudo Fava, che nel corso di un incontro in Municipio aveva sollecitato le dimissioni dei consiglieri comunali: "E' infamante - aveva sostenuto - che i cittadini di Castelvetrano siano rappresentati da persone come Giambalvo". Ed anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano, pur nel rispetto della legge, aveva sollecitato le dimissioni dei consiglieri comunali per costringere Giambalvo a decadere dalla carica.
    Calogero Giambalvo alle amministrative del 2012 era risultato il primo dei non eletti nella lista di Fli nella quale era candidato come indipendente. Nel luglio 2014 sostitui' un consigliere chiamato a far parte della giunta; in quell'occasione dichiaro' di aderire al movimento Articolo 4, fondato dall'allora parlamentare regionale Lino Leanza (ex Mpa), poi deceduto.
    Tornato in Consiglio, dopo il processo, alla prima seduta Giambalvo si difese pubblicamente sostenendo che l'accusa nei suoi confronti "era fondata su intercettazioni e chiacchiere equivocate in sede di trascrizione come avro' modo di chiarire".
    "Tengo a precisare - aveva aggiunto - che la stessa Procura in sede di discussione ha chiesto l'assoluzione dai capi di imputazione piu' gravi. Sin da ora prendo le distanze da quanto e' stato detto contro di me sui media perche' ho sempre sostenuto e sosterrò qualsiasi progetto di legalita'".
    Quella stessa sera, in tre diversi documenti, il Consiglio manifesto' fiducia nella giustizia, sottolineando che le sentenze non si commentano ma si osservano e prendendo le distanze dagli estimatori della mafia e da quanti inneggiano al latitante Messina Denaro.(ANSA).
   

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