Era in cura da uno psichiatra Carlo
Gregoli, 53 anni, impiegato comunale fermato la scorsa notte,
insieme alla moglie, Adele Velardo, 46 anni, con l'accusa di
duplice omicidio. Sarebbero stati loro, che nel lungo
interrogatorio reso alla Mobile hanno però sempre negato, a
sparare a bruciapelo a Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, trucidati
a colpi di calibro 9 ieri in via Falsomiele a Palermo.
A raccontare agli inquirenti che l'uomo aveva problemi
psichici, circostanza che non gli ha impedito di avere con tanto
di autorizzazione diverse armi, sarebbe stata la moglie.
La Procura - le indagini sono coordinate dal procuratore
Francesco Lo Voi e dai pm Claudio Camilleri e Sergio Demontis -
stanno tentando di accertare il movente di un delitto ancora
poco chiaro. Se paiono ormai acclarate le responsabilità dei due
coniugi, insospettabili con una passione per le armi, tanto da
indurre i magistrati a disporne il fermo, tutto da verificare è
cosa abbia spinto la coppia ad uccidere. I vicini di casa dei
killer e delle vittime, che avevano terreni confinanti, hanno
raccontato di tensioni vecchie tra Bontà e Gregoli che i pm
stanno verificando.
Nel provvedimento di fermo, che poggia sulle immagini di una
videocamera che ha ripreso la coppia seguire l'auto delle
vittime, e soprattutto sul racconto di un supertestimone che ha
assistito all'esecuzione, si parla di "gravi indizi di
colpevolezza" a carico dei due.
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