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Mafia: maxiprocesso; Lupo, fu "riarmo" Stato

Mafia: maxiprocesso; Lupo, fu "riarmo" Stato

L'analisi dello storico autore di tanti saggi su Cosa Nostra

PALERMO, 10 febbraio 2016, 11:47

Redazione ANSA

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. - RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Fu una tappa miliare. Un processo di quelle proporzioni non c'era mai stato nella storia d'Italia". Lo storico Salvatore Lupo, che sulla mafia ha scritto vari libri, indica tre punti cruciali per definire trent'anni dopo l'importanza del maxiprocesso a Cosa nostra. Il primo è il numero degli imputati, che erano 475. Il secondo l'applicazione su vasta scala della fattispecie dell'associazione mafiosa. Il terzo l'impegno legislativo che mise i giudici in grado prima di istruire e poi di concludere il dibattimento con una sfilza di condanne. "Quando tutto cominciò - dice - i boss più in vista erano ancora latitanti. Al momento della sentenza della Cassazione, il 30 gennaio 1992, erano quasi tutti in carcere. Ecco un altro dato di grande effetto: non solo la mafia venne condannata ma venne portata in galera e il suo mito di intoccabilità infranto".
    La svolta storica era data, a giudizio di Lupo, soprattutto dall'introduzione nel codice penale del reato di associazione mafiosa. "Sin dai tempi dell'operazione Mori - aggiunge Lupo - i mafiosi venivano condannati, quando venivano condannati, per associazione per delinquere: in sostanza, non venivano portate le prove dei delitti. Il pool di Giovanni Falcone invece incastrò i boss alle loro responsabilità".
    Il maxiprocesso fu per Lupo figlio di un poderoso "riarmo" dello Stato: un "riarmo" che comportò un potenziamento delle strutture investigative e degli uffici giudiziari ma anche un adeguamento legislativo alla natura di un fenomeno che fino a quel momento era stato poco indagato nella sua natura criminale.
    "La risposta dello Stato - dice Lupo - fu indotta dal carattere 'terroristico' che la strategia mafiosa aveva assunto con l'uccisione del giudice Cesare Terronova, ma già i segnali c'erano stati con l'eliminazione del procuratore Pietro Scaglione". Al culmine di questo "riarmo", nonostante il terribile prezzo di sangue, si giunse a un punto di svolta.
    "Simbolicamente il maxiprocesso - nota lo storico - giunse proprio in coincidenza con un altro grande processo, che si svolgeva in America, contro le famiglie mafiose di New York. La mafia veniva così colpita nella sua dimensione bifronte, come non era mai accaduto".
   

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