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Selinunte, templi ingabbiati contro tempo

Cantiere a cielo aperto tra vestigia storiche, bilancio lavori

 (Testo e foto Giovanni Franco)

(ANSA) - PALERMO, 6 MAG - I templi 'ingabbiati' nelle impalcature per sconfiggere i danni provocati dal tempo. Eccoci nel parco archeologico di Selinunte nel trapanese che si estende per circa 270 ettari. In altri 40 ettari vi sono le cave di Cusa. Qui per ora fervono i lavori di restauro, iniziati nel maggio dell'anno scorso che dovrebbero concludersi tra giugno e luglio prossimi. Un vero e proprio cantiere a cielo aperto tra le vestigia storiche, ormai alle ultime battute. "Gli interventi in corso di esecuzione sono finanziati nell'ambito del Po fesr 2007/2013. Per il restauro dei templi è stato previsto un finanziamento complessivo di 2.271.735 euro. "I lavori del progetto 'Architettura dorica nell'occidente greco: interventi pilota di restauro' che riguardano il templi C ed E - prevedono dice all'ANSA il direttore del Parco, Giovanni Leto Barone - interventi con materiali innovativi delle superfici a vista e il miglioramento e messa in sicurezza di alcune parti strutturali. E' stato già realizzato il 90% di quanto previsto" Per il progetto 'Case per gli uomini dimore per gli dei' sono stati stanziati complessivamente 2.376.000 euro - aggiunge Leto Barone - I lavori, finalizzati al miglioramento della fruizione, riguardano il ripristino di alcuni tratti della viabilità interna tra l'Acropoli e il Santuario della Malophoros, e la rivisitazione della cartellonistica. E' stato già realizzato circa l'80% del progetto". Nel sito sorgerà anche "Un teatro per Selinunte" che potrà ospitare 600 posti a sedere, nell'area compresa tra il Tempio E e il Baglio Florio, sede del museo del Parco. Finanziamento complessivo di 415.000 euro. La struttura è stata realizzata al 90%". Lavori in corso anche per il completamento e allestimento museografico del Baglio Florio di Selinunte" per un finanziamento complessivo di 2.849.950 euro. I lavori hanno riguardato l'ammodernamento degli impianti elettrici, antincendio, climatizzazione delle sale e allestimento museografico. Già realizzato l'80% delle opere". Il parco archeologico si trova presso la foce di un fiume dove cresce ancora il prezzemolo selvatico (selinon) che diede il nome al corso d'acqua ed alla città che fu fondata dai Megaresi di Sicilia nella seconda metà del VII secolo a.C. in prossimità di due porti-canali, oggi insabbiati, estremamente versatili per l'impianto di intensi commerci marittimi. "Fu grazie a questa sapiente esaltazione del ruolo geografico di Selinunte - affermano gli storici - che i loro abitanti, nell'arco di poco più di due secoli, raggiunsero una floridezza economica che ha pochi confronti nel mondo greco e siceliota/magno-greco". Costruirono ed ampliarono una città di dimensioni grandiose, dotandola di numerosi edifici di culto e di opere pubbliche di primissima qualità. Selinunte a causa delle lotte fra Greci e Punici sul finire del V secolo a.C. dal 409 a.C. in poi perse il suo splendore urbano divenendo un importante centro commerciale punico. Qui i Greci eressero ben quattro templi paralleli e vicini nell'area meridionale destinata al culto ed alle attività pubbliche. "La posizione dell'acropoli era estremamente privilegiata per il suo protendersi - affermano gli archeologi - verso il mare fra le due insenature di Oriente ed Occidente. La sua elevazione sul mare era notevolmente equilibrata poiché permetteva un facile controllo dei due porti ad essi legata da brevi e facili accessi". Dalle cave di Cusa veniva estratto il materiale per le costruzioni selinuntine. Esse furono in uso dal VI secolo a.C. fino alla sconfitta dei greci da parte dei cartaginesi nel 409 a.C. Oltre a rocchi di colonne, nelle cave spuntano sia qualche capitello, che incisioni rettangolari per ricavare dei blocchi squadrati.

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