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Naufragio, Ue estende area Triton. Vaticano: 'Bombardare barconi atto di guerra'

Riconosciuti dai sopravvissuti gli scafisti del peschereccio naufragato

La Commissione Ue ha deciso che "l'area operativa di Triton sarà estesa nell'ambito del nuovo piano, alla luce del rafforzamento di risorse e mezzi". Quanto ai termini, "è una decisione, che spetta a Frontex e all'Italia". L'estensione geografica "non ha a che vedere col mandato", evidenzia. Le Nazioni Unite hanno accolto con favore l'impegno dell'Ue a triplicare le risorse finanziarie per l'operazione Triton nel Mediterraneo, ma le risposte dell'Ue si concentrano sulla deterrenza e la prevenzione degli spostamenti, con il "rischio di aggravare la crisi". Esse "potrebbero tristemente sfociare in un'ulteriore perdita massiccia di vite umane". Lo ha detto l'Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Ra'ad Al Hussein, a margine di una severa critica dei discorsi d'odio che inquinano il dibattito sulla migrazione in un numero crescente di Paesi dell'Ue.

La nave portaelicotteri della Royal Navy Bulwark, "dovrebbe essere nel sud Mediterraneo entro una settimana" secondo una decisione di Londra, si apprende da fonti governative britanniche. La nave farà operazioni di "ricerca e salvataggio" ed è indipendente dall'operazione Triton ma collaborerà con Frontex e le autorità italiane.

"Bombardare in un Paese è un atto di guerra!" per il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti. Poi a cosa mirano? Solo ai piccoli battelli dei migranti? Chi garantisce che quell'arma non uccida anche le persone vicine, oltre a distruggere i barconi? E poi, anche se fossero distrutti tutti i battelli, il problema dei migranti in fuga da conflitti, persecuzioni e miseria continuerà ad esistere". "E' inutile bombardare le imbarcazioni, le persone disperate troveranno sempre sistemi per fuggire: faranno altri barconi, passeranno via terra", dice. "Non siamo soddisfatti di questo accordo. Qualcosa è stato fatto, come il finanziamento dell'operazione Triton, ma così non si risolve il problema. Servirebbe un programma a lungo termine, una politica delle migrazioni seria", afferma il card. Vegliò commentando il vertice dei leader dell'Unione europea sulle migrazioni che si è svolto ieri a Bruxelles. L'atteggiamento della Gran Bretagna, ad esempio, che ha risposto con un no secco all'accoglienza, secondo il cardinale Vegliò "è molto egoistico. Tutti sono disposti a dare soldi, basta che non vengano a disturbare nel proprio Paese. Ma non è questa la soluzione". Secondo il capo-dicastero vaticano, "sarebbe un prestigio per l'Europa far vedere che è in grado di risolvere il problema delle migrazioni". Invece, a suo avviso, l'Ue "è una unità economica, finanziaria ma non ha una politica estera comune. Quanto conta l'Europa in Medio Oriente o in Africa o in America Latina? Niente. Contano i singoli Paesi: i legami della Spagna con l'America Latina, della Francia con l'Africa o con il Medio Oriente". L'Europa, conclude, "è un progetto bellissimo ed entusiasmante ma mi sembra che oggi sia molto egoista, stanca, abbia perso i suoi valori cristiani". 

E sono stati riconosciuti da più sopravvissuti in foto mostrate loro dalla polizia di Stato il 'comandante' del peschereccio naufragato al largo della Libia, il tunisino Mohammed Alì Malek, e un componente dell'equipaggio, il siriano Bikhit Mahmud. Il 'comandante', emerge dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip, era chiamato anche il 'grande direttore', perché, a detta di alcuni testimoni, organizzava tutto sul barcone. "Era lui - ricostruisce un superstite - a gestire l'imbarcazione, aveva una pistola e un bastone per gestire la sicurezza a bordo". Era sempre lui al timone del barcone, ma "poco prima dell'impatto lo avrebbe lasciato in mano a un inesperto" per mischiarsi tra i migranti. Il siriano, invece, "aveva in mano un telefono satellitare con quale chiamava" ed era "l'unico che era libero di muoversi sul barcone" e andava "anche in sala macchina".

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