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Contadino scrive storie su sacchi carta

Contadino scrive storie su sacchi carta

I "cunti" della tradizione orale diventano caso letterario

RAGUSA, 25 febbraio 2015, 19:05

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Franco Nicastro)

Viveva in campagna, faceva il contadino e l'allevatore. Ora Carmelo Campanella è diventato, a 84 anni, una fonte di memoria e di cultura popolare. Gli studiosi lo hanno scoperto quando ha cominciato a scrivere storie, poesie, canzoni, preghiere quasi tutte in dialetto siciliano. Le ha raccolte dalla tradizione orale, sotto forma di "cunti" le ha memorizzate e dal 2000 le va trascrivendo.
    All'inizio, per risparmiare, ha composto lunghe strisce di carta ricavate dai sacchi vuoti del mangime. Col tempo ha finito per creare, quasi senza rendersene conto, un patrimonio culturale di grande interesse: lo ha compreso per prima la storica Chiara Ottaviano che ne ha parlato nel sito dell'Archivio degli iblei e domani presenterà il lavoro del contadino letterato all'apertura della manifestazione "Lib-e-ri a Ragusa".

"Si tratta di un documento eccezionale - dice Gianni Guastella dell'Università di Pisa - per le modalità con cui Campanella ha riversato sulla pagina scritta la sua memoria, il suo abile appropriarsi della scrittura, allo scopo di farne uno strumento con cui lasciare un proprio segno". Gli studiosi parlano di un caso letterario che segue le tracce di un altro contadino-scrittore vissuto da queste parti, Vincenzo Rabito, le cui memorie sono diventate prima un libro, "Terra matta", e poi un film prodotto dalla stessa Chiara Ottaviano per la regia di Costanza Quatriglio, presentato al festival del cinema di Venezia.

Campanella ha trovato ispirazione nel linguaggio di Rabito e lo ha ripreso con l'obiettivo di proporre un modello del passaggio dall'oralità alla scrittura e al web. Perché è vero che il contadino di Ragusa ha usato i sacchi di mangime come "papiri" ma è anche vero che, lasciata la campagna, è diventato un navigatore di internet. Non pensava di diventare un etnografo quel giorno del 2000, anno del Giubileo, quando su un pullman di pellegrini cominciò a raccontare le sue storie. E il successo fu tanto che decise di continuare.  (ANSA)
   

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