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Loris strangolato con fascetta elettrica

Video e dubbi sulla madre, perquisizioni anche nelle abitazioni del cacciatore

Un laccio di plastica, una fascetta di quelle utilizzate dagli elettricisti, stretta attorno al collo: così Loris Stival sarebbe morto la mattina di sabato scorso, 29 novembre. Dove è stato ucciso, però, è ancora un mistero. A cinque giorni dal ritrovamento del cadavere del piccolo nel fosso di Mulino Vecchio a Santa Croce Camerina, emergono nuovi dettagli dall'inchiesta che cerca di dare un volto all'assassino del bimbo di 8 anni.

L'elemento nuovo, che potrebbe fornire ulteriori spunti d'indagine per fare luce su quel che è accaduto, sarebbe emerso da una rilettura dei primi esiti dell'autopsia. La causa della morte resta infatti quella dell' "asfissia da strangolamento" ma cambia il modo in cui è stata provocata: non più a mani nude, come avevano ipotizzato gli inquirenti e gli investigatori in un primo momento, ma appunto con un laccio di plastica. Ma non finisce qui: gli esami hanno anche evidenziato dei graffi sul viso e sul collo del bambino. E questi ultimi, secondo quanto si apprende, potrebbero essere stati provocati da un oggetto utilizzato per tagliare la fascetta dopo che questa era stata stretta al collo. Tra l'altro, nel corso dei rilievi effettuati nell'abitazione degli Stival in questi giorni, sono state sequestrate un paio di forbicine che ora saranno esaminate per verificare se siano compatibili con i graffi sul collo di Loris. Quando è stato ritrovato, inoltre, il bambino indossava tutti gli abiti che aveva quella mattina, compreso il grembiule di scuola, e gli unici elementi che mancavano e che ancora mancano sono gli slip e lo zainetto blu con le cinghiette gialle.

In attesa degli esiti definitivi di tutti gli esami disposti, polizia e carabinieri sono tornati a scavare nel racconto fatto dalla madre di Loris, Veronica Panarello, che presenterebbe diverse contraddizioni. Almeno tre, stando ai due verbali che la donna ha firmato fino ad oggi. La prima riguarda la distanza dalla scuola alla quale è stato lasciato Loris: 500 metri nella prima versione, una decina nella seconda. C'è poi il discorso relativo al corso di cucina, dove in un caso la donna dice di esserci andata subito dopo aver lasciato il figlio piccolo alla ludoteca e in un altro di esser passata prima da casa per delle "faccende domestiche". Ed infine, il sacchetto della spazzatura gettato in strada lungo un percorso che non ha nulla a che fare con la scuola di Loris ma è invece più compatibile con la strada per il Mulino Vecchio: un episodio che non viene mai raccontato nel primo dei due verbali.

Proprio per questi motivi, polizia e carabinieri si sono presentati ancora una volta a casa degli Stival per ripercorrere assieme a Veronica la strada fatta quella mattina con la Polo nera. Un'iniziativa della procura per cercare di chiarire le discordanze emerse dal racconto. La mamma di Loris è così salita a bordo di una delle due auto della polizia e ha rifatto la strada tra la casa di via Garibaldi e la scuola Falcone e Borsellino frequentata dal bimbo, passando anche per il punto dove sarebbe stato gettato il sacchetto dei rifiuti, per la ludoteca dove ha lasciato il figlio piccolo e, infine, per la tenuta di Donnafugata dove Veronica ha partecipato al corso di cucina. Affranta e provata, la donna è poi tornata in questura a Ragusa per firmare il verbale. "La mia assistita ha partecipato a una verifica come persona informata dei fatti, non è assolutamente indagata ed è tornata a casa" ha detto l'avvocato della famiglia Francesco Villardita che poi si è soffermato sulle incongruenze nel racconto: "nel processo penale le cose presunte non esistono, ci vogliono certezze".

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