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Musei: riapre a Palermo il Pitrè

Musei: riapre a Palermo il Pitrè

Al suo interno numerosi beni etnoantropologici

PALERMO, 16 ottobre 2014, 14:17

Redazione ANSA

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Scrivania di Pitrè (ph. Giovanni Franco) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Scrivania di Pitrè (ph. Giovanni Franco) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Scrivania di Pitrè (ph. Giovanni Franco) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo una chiusura temporanea di un mese, servita per effettuare lavori interni di manutenzione e riordinamento delle collezioni, il Museo Pitrè riapre domani in occasione del terzo weekend delle "Vie dei Tesori". Al suo interno numerosi beni etnoantropologici, finora conservati nei depositi e adesso nuovamente in esposizione. Si tratta, in particolare, della serie di pitture su vetro, di cui il Museo conserva 34 esemplari, con estremi cronologici che vanno dal XVIII ai primi del XX secolo. Per realizzare una pittura su vetro, è necessario seguire una particolare tecnica che consiste nel costruire l'immagine specchiata di un modello prefissato, dipingendo sul verso della lastra vitrea. E ancora, il Museo esporrà il busto in gesso della cosiddetta Vecchia dell’aceto, cioè di GiovannaBonanno, una vecchia mendicante vissuta a Palermo nel XVIII secolo, considerata da tutti una “magara”, cioè una strega, che viveva girovagando nel quartiere della Zisa. La sua vita cambiò quando Giovanna, grazie a un liquido venefico che poteva essere somministrato senza lasciare alcuna traccia, cominciò ad aiutare le “malmaritate” a sbarazzarsi dei mariti, dietro corresponsione di un adeguato compenso. Per molto tempo, nel quartiere della Zisa, si verificarono casi di morte molto misteriosi, fino a che il sospetto di una madre per la morte improvvisa del figlio, e le affrettate nuove nozze della nuora, non innescarono un meccanismo di vendetta. Fingendo di volere acquistare anche lei una dose d’ aceto, al momento della consegna, si presentò con quattro testimoni, cogliendo in flagrante la Bonanno. La “vecchia dell’ aceto” che fu presa e rinchiusa in quello che a quei tempi era stato un luogo di detenzione per streghe, fattucchiere e eretiche, il carcere dello Steri, qui fu processata e condannata alla pena dell’impiccagione per veneficio e stregoneria. Condanna eseguita il 30 luglio 1789 ai Quattro canti. La sua storia sarà raccontata in un famoso romanzo di Giuseppe Natoli (William Galt) intitolato, per l’appunto La vecchia dell’aceto.

 

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