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Antico fascino dei mulini rivive a Olzai

Antico fascino dei mulini rivive a Olzai

Autunno in Barbagia, tappe anche a Ovodda e Atzara

NUORO, 18 novembre 2019, 12:15

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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di Maria Giovanna Fossati

Il fascino antico del paese dei mulini, della storica via dell'acqua e della coltivazione del grano è ancora intatto, nonostante negli ultimi 40 anni Olzai, paese di 800 abitanti della Barbagia di Ollolai, sia diventato il simbolo dello spopolamento. Su Mulinu Vetzu, un mulino ad acqua a ruota verticale, domina dall'alto di un bosco di lecci e regala al borgo barbaricino uno dei reperti di archeologia industriale più antichi d'Europa.

Era stato costruito intorno al 1850 da una facoltosa famiglia di proprietari terrieri ed è la testimonianza di un'agricoltura fiorente per la coltivazione dei cereali, grano e orzo. A quei tempi non era l'unico a Olzai, che fino ai primi del Novecento contava una dozzina di piccoli mulini ad acqua sul rio Bisine che attraversava il paese, spazzati letteralmente via dall'alluvione del 1921. Su Mulinu Vetzu è l'ultimo esemplare della tradizione granaia del paese, dove il cereale cresceva e veniva lavorato, ed è ancora lì a raccontare la storia di questo piccolo borgo, grazie al Comune che nel 2000, dopo decenni di abbandono, decise di acquisirlo. La grande macchina per la macinazione dei cereali è un pezzo di storia identitaria della filiera del pane ed è diventata per Olzai, paese di nobili e di uomini di cultura, meta turistica importante. Così è stato anche per l'appuntamento di Autunno in Barbagia, la manifestazione che nello scorso weekend ha fatto tappa anche ad Atzara e Ovodda.

"Su Mulinu Vetzu è la testimonianza dell'economia agricola e pastorale di questo paese - spiega Lidia Siotto, responsabile per l'associazione Agorà di Su Mulinu Vetzu e del Museo del pittore Carmelo Floris, uno dei più grandi artisti del 900 -. Rispetto ai paesi limitrofi Olzai aveva una economia fiorente, vi risiedevano diverse famiglie benestanti e contava, tra l'800 e il 900 un numero di laureati per abitanti tra i più alti d'Italia".

A mezz'ora di macchina dal paese dei mulini i visitatori di Cortes Apertas - rassegna promossa dalla Camera di Commercio di Nuoro e dall'Aspen - hanno raggiunto Atzara, il paesino del Mandrolisai nominato dal ministero all'Agricoltura "Borgo rurale d'Italia" per aver conservato intatto l'ambiente di un tempo, fatto di vigneti antichi che producono il Mandrolisai doc. "Nei vigneti e nel vino c'è la storia di tante famiglia di Atzara - racconta Paolo Savoldo della cantina Fradiles, che ha aperto le porte ai visitatori - il borgo di questo territorio con la maggiore superficie vitata, circa 300 ettari. Quasi tutte le famiglie hanno ereditato vigne antiche e aziende: la nostra ci è stata tramandata da un bisnonno e ci lavoriamo in tanti, tra nipoti e pronipoti. L'azienda è cresciuta e ormai la maggior parte del nostro vino lo esportiamo all'estero, ma sempre producendolo dai nostri vitigni antichi che hanno una resa bassa ma producono una qualità del prodotto eccezionale".

Dopo il vino si torna alla produzione dei pani tipici a Ovodda: dal pane carasau al pane 'e fressa, l'unico pane della Sardegna interna presente nella catena dei ristoranti Eataly. "Vale la pena di visitare il centro storico di Ovodda che si snoda attorno alla chiesa in una serie di viuzze - racconta l'operatore turistico Cristian De Amicis - imperdibile il museo del pane con all'interno tutti gli attrezzi manuali storici per la lavorazione, la dimostrazione della panificazione e sui muri una mostra di centenari del paese".

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