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Tentò uccidere moglie, suicida in cella

Tentò uccidere moglie, suicida in cella

Era in penitenziario sardo. Il tentato omicidio la scorsa estate

CAGLIARI, 07 febbraio 2019, 09:45

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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di Fabrizio Fois

Non aveva accettato la separazione dalla moglie e poco prima di firmare le carte per il divorzio aveva voluto incontrare per l'ultima volta la sua compagna di vita. All'appuntamento, però, si era presentato con una roncola con la quale aveva aggredito la donna che gli aveva dato tre figli. Un femminicidio mancato e una tragedia familiare che oggi arriva a un epilogo ancora più drammatico: il suicidio in carcere. Antioco Tardini ha deciso di farla finita in una cella a Uta, nell'istituto di pena a pochi chilometri da Cagliari nel quale era stato rinchiuso dalla scorsa estate. Era il 17 luglio: l'uomo, 70 anni, pensionato originario di Sant'Antioco, nel Sulcis Iglesiente, ma residente a Trecate, in provincia di Novara, aveva tirato fuori una roncola nel centro cittadino, in piazza Umberto, davanti a tutti, e aveva colpito la moglie, Maria Teresa Garia, anche lei 70 anni, casalinga.

La donna, ferita più volte, quando è stata soccorsa, era coperta di sangue. Fortunatamente, i fendenti non erano andati in profondità e la settantenne era riuscita a salvarsi. Tardini era stato arrestato dai carabinieri e ora doveva affrontare il processo. Per lui era anche stata disposta la perizia psichiatrica: ma l'uomo ha deciso di farla finita prima di arrivare nell'aula del tribunale. Un suicidio che si aggiunge ai 61 registrati nel 2018 in carcere, secondo i dati presentati recentemente dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

"Apprendere della morte volontaria di una persona genera sempre dolore e sgomento tanto più se questo avviene dietro le sbarre - afferma Mara Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme - E' un monito che richiama tutte le Istituzioni ad agire unitariamente per scongiurare episodi tragici di autolesionismo. Sappiamo che non sempre è possibile prevedere questi atti né scongiurarli in extremis come spesso Agenti e Sanitari fanno. Occorrono però più progetti mirati e iniziative che devono rendere meno afflittiva la pena". "Il carcere - sottolinea - racchiude tante fragilità personali difficili da gestire ed è indispensabile la presenza di attività con personale adeguato ai bisogni". Da qui l'appello a Ministero e Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per "una maggiore attenzione"

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