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Giovani uccisi in Sardegna: ergastolo

Giovani uccisi in Sardegna: ergastolo

Condannato Cubeddu dopo tre giorni di camera di consiglio

NUORO, 21 ottobre 2018, 11:41

Redazione ANSA

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Alberto Cubeddu in aula con gli avvocati - RIPRODUZIONE RISERVATA

Alberto Cubeddu in aula con gli avvocati - RIPRODUZIONE RISERVATA
Alberto Cubeddu in aula con gli avvocati - RIPRODUZIONE RISERVATA

di Maria Giovanna Fossati

Mentre non si è ancora spenta l'eco dell'omicidio di Manuel Careddu, il 18enne di Macomer (Nuoro) barbaramente ucciso e sotterrato da un branco di cinque giovanissimi, sempre in Sardegna arriva la condanna all'ergastolo per Alberto Cubeddu, il 22enne di Ozieri (Sassari) accusato degli omicidi dello studente di 19 anni di Orune Gianluca Monni e del 29enne di Nule Stefano Masala (il cui corpo non è mai stato ritrovato), avvenuti tra il 7 e l'8 maggio 2015. Due tragici fatti simili, con vittime e carnefici giovanissimi, vite spezzate e drammi di intere famiglie. Ergastolo è la parola pronunciata dai giudici della Corte d'assise di Nuoro dopo quasi tre giorni di camera di consiglio e un processo durato un anno e tre mesi. La sentenza chiude così il cerchio sul duplice omicidio di Orune e Nule, dopo la condanna a 20 anni in due gradi di giudizio di Paolo Enrico Pinna, cugino di Cubeddu e minorenne all'epoca dei fatti. Alberto Cubeddu presente in aula al momento della sentenza era visibilmente provato anche dopo la reazione delle tre sorelle, in aula insieme ai genitori: "Non può essere vero", urlavano. "Il mio lavoro ricomincia domani mattina - ha commentato l'avvocato difensore Patrizio Rovelli - perché Alberto è innocente e sono sicuro che lo proverò". Scene di dolore anche da parte dei familiari delle vittime. "Alberto Cubeddu ora ridacci Stefano", ha urlato Marco Masala, il padre di Stefano, al giovane appena condannato. Sono stati momenti di tensione e c'è stato chi ha pronunciato la parola "assassini". La sentenza conferma l'impianto accusatorio dell'inchiesta. Il movente secondo il pm Andrea Vacca è "lampante": Paolo Enrico Pinna, allora 17enne, non ha sopportato l'affronto di essere stato picchiato e deriso dopo una rissa che lui stesso aveva provocato durante una festa di paese a Orune. Per questo motivo alcuni mesi dopo ha progettato il suo piano di vendetta. E per uccidere lo studente di Orune, freddato con tre colpi di fucile mentre attendeva il bus per andare a scuola, non ha esitato a uccidere la sera prima anche il suo compaesano Stefano Masala, per utilizzare la sua auto e far ricadere su di lui le colpe del delitto. Ma a sparare a Orune sarebbe stato Cubeddu, sceso dall'auto guidata dal cugino. "La prova della piena responsabilità di Cubeddu nei due omicidi è certa - ha scandito il Pm nella sua requisitoria - Non abbiamo prova della rapina, del sequestro di persona e dell'uccisione di Stefano Masala da parte di Cubeddu, ma ha supportato in tutto Pinna". Per la difesa, invece, "a carico dell'imputato non c'è una prova, solo indizi". A difendersi poco prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio era stato lo stesso imputato: "Sono innocente - aveva detto - Uccidere non appartiene ai miei valori".

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