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Concordia: idrocarburi più da cantiere

Concordia: idrocarburi più da cantiere

Lavoro Università Cagliari sul Marine Pollution Bulletin

CAGLIARI, 18 settembre 2018, 13:16

Redazione ANSA

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Monitoraggio Costa Concordia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Monitoraggio Costa Concordia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Monitoraggio Costa Concordia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Idrocarburi e metalli in mare dopo l'affondamento della Concordia all'isola del Giglio. Inevitabile, visto quanto è successo. E comunque non pericolosi considerato che le emissioni di questi materiali sono rimaste sempre contenute nei limiti della norma. Ma la curiosità è che le quantità maggiori delle sostanze analizzate sono state rilasciate non dalla nave, ma dal cantiere allestito per il suo recupero. È quanto emerso dalla ricerca pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista internazionale "Marine Pollution Bulletin" sui contaminanti chimici emergenti e prioritari in forma biodisponibile rilasciati nell'area dell'incidente.

Il lavoro è stato effettuato dal gruppo coordinato da Marco Schintu, docente del Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica dell'Università di Cagliari. A tutt'oggi il monitoraggio effettuato al Giglio con il campionamento passivo è il più vasto e importante finora condotto in ambito internazionale. L'articolo, dal titolo "Passive sampling monitoring of PAHs and trace metals in seawater during the salvaging of the Costa Concordia wreck (Parbuckling Project)", porta la firma di Marco Schintu, Alessandra Marrucci, Barbara Marras, Marco Atzori, David Pellegrini. Si tratta del compito affidato dall'ISPRA (l'Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) - subito dopo il naufragio della nave all'isola del Giglio (gennaio 2012) - al team guidato dal docente cagliaritano, che da anni si distingue nel settore.

"Non ci sono stati macroscopici fenomeni di inquinamento - spiega Schintu - Il lavoro ha permesso di dimostrare che le sostanze trovate, pur sempre sotto i limiti di concentrazione fissati dalla legislazione, più che al relitto erano da attribuirsi all'attività del cantiere". Una particolarità scientificamente molto importante è legata al tipo di campionamento, denominato "passivo". "Una tecnica - spiega Schintu all'ANSA - completamente diversa da quelle normalmente usate". In buona sostanza, anziché prendere un campione e portarlo ad analizzare, i campionatori sono stati lasciati accanto alla nave.

L'indagine si è affiancata a quella condotta dagli enti istituzionali con i metodi ufficiali. Il monitoraggio è durato fino al termine delle operazioni ed è stato esteso anche al viaggio di trasferimento della nave a Genova, finendo per fornire indicazioni importanti sui livelli di inquinamento e sulle sorgenti di contaminazione nell'area, in particolare sull'influenza dell'imponente cantiere allestito per il recupero della nave.
   

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