Una nuova esplorazione del relitto della Corazzata Roma, affondata nel 1943 con i suoi 1.393 marinai a bordo e localizzata sei anni fa dopo decenni di ricerche ad oltre 1.200 metri di profondità e a circa 16 miglia dalla costa del Golfo dell'Asinara, è stata compiuta dal Cacciamine Vieste della Marina Militare.
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E grazie all'ausilio della tecnologia che contraddistingue i veicoli autonomi filoguidati in dotazione a bordo, sono stati individuati per la prima volta diversi tronconi del relitto, risultati capovolti e, in taluni casi insabbiati, all'interno del profondo canyon di Castelsardo, su un fondale particolarmente impervio e roccioso.
A dare la notizia la Marina Militare nella Giornata della Memoria dei marinai scomparsi in mare che coincide con il 75 anniversario dell'affondamento della Corazzata Roma e dei Cacciatorpediniere Da Nola e Vivaldi, avvenuto a nord della Sardegna il 9 settembre del 1943, a seguito di un attacco aereo tedesco.
Tanti i dettagli dello scafo e delle sovrastrutture catturati in immagini ad alta risoluzione del veicolo subacqueo: la parte poppiera, la parte prodiera dove vi è la presenza di uno dei cilindri "Pugliese" - impiegato al tempo per l'assorbimento delle esplosioni subacquee - nonché le sovrastrutture di centro-nave come la plancia comando, la timoneria, la stazione segnali, le torri contenenti armi di medio e grosso calibro, una slitta della catapulta di poppa per il lancio degli idrovolanti da ricognizione tipo RO43, una batteria anti-aerea composta da 6 cannoni, i telemetri e la "plancia ammiraglio", quest'ultimo luogo simbolo della Corazzata Roma dove l'Ammiraglio Bergamini impartì gli ultimi ordini il 9 settembre 1943, prima di affondare con la nave.
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