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Turismo traina la lenta crescita sarda

Turismo traina la lenta crescita sarda

Rapporto Crenos su economia sarda, aumenta anche l'export

CAGLIARI, 25 maggio 2018, 13:55

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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di Roberto Murgia

Presenze turistiche in crescita, esportazioni in espansione, abbandono scolastico in diminuzione: passa per questi indicatori la lenta ripresa economica della Sardegna raccontata per il biennio 2016-2017 nel 25/o rapporto Crenos illustrato dalla direttrice del centro, Emanuela Marrocu.  Nel 2016 la componente nazionale delle presenze aumenta del 7,7%, più che in ogni altra regione competitor; cresce anche quella straniera del 10,1%: Germania, Francia, Svizzera e Regno unito sono i principali paesi di provenienza. La stagionalità è una criticità: il 52% delle presenze si concentra nei mesi di luglio e agosto.

In aumento anche il numero delle strutture ricettive (+3%), ma soprattutto migliora la situazione per strutture alberghiere di qualità (+14%). In generale l'indice di utilizzazione delle strutture alberghiere aumenta del 14%, miglior risultato in 10 anni.  L'altro indicatore positivo il commercio con l'estero con un +30% (oltre un miliardo di euro) nel settore petrolifero. E' l'effetto dell'aumento del prezzo del petrolio. Per il resto dei settori le vendite sono pari a 944 milioni (+20%). Per la chimica di base l'export supera i 210 milioni (+56% rispetto al 2016), mentre è in calo l'industria lattiero casearia: 120 mln (-2%).L'Isola dimostra combattività su un suo punto debole: il tasso di abbandono scolastico diminuisce di ben 4,8 punti percentuali, passando dal 22,9% del 2015 al 18,1% del 2016.

Tuttavia è tra le pochissime regioni italiane ad avere un valore superiore all'obiettivo nazionale del 16%. In calo anche la percentuale dei giovani scoraggiati, i Neet, in età tra 15 e 24 anni passa dal 26,8% nel 2015 al 24,4% nel 2016. Molto positivi anche i dati sulle start up innovative, triplicate nel periodo dal 2013 al 2017, da 50 a 164. Tutto ciò ha determinato un aumento dei consumi del 2,1% nel 2016 rispetto al 2014. Soddisfazione da parte del vice presidente della Giunta Raffaele Paci: "le politiche attuate in questi anni hanno iniziato a dare dei frutti, lenti ma costanti: aumentano consumi, Pil, export e turismo. Crediamo che l'uscita dalla crisi sia consolidata ma dobbiamo continuare a lavorare".

SPESA SANITARIA AI MASSIMI LIVELLI IN 10 ANNI. La Sardegna spende per la sanità più della media italiana e nel 2016 ha raggiunto quota 3,28 miliardi di euro, circa il 10% del Pil sardo rispetto al 6,7% del Pil a livello nazionale. Il sistema sanitario regionale spende in media 1.981 euro per abitante, il livello di spesa più elevato dell'ultimo decennio: il dato è superiore a quello del centro-nord (1.902 euro), del Mezzogiorno (1.769 euro) e quindi della media italiana (1.856 euro). E' uno degli indicatori messi in evidenza dai ricercatori del Crenos che hanno elaborato il tradizionale rapporto sull'economia della Sardegna. Inoltre l'analisi dei dati sulla spesa sanitaria e sul mantenimento dell'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza nell'Isola (Lea), evidenzia una gestione non efficiente delle risorse e una performance non soddisfacente dei servizi sanitari essenziali.

Non solo sanità. Secondo i ricercatori, i dati positivi su turismo, export, startup e abbandono scolastico non sono in grado di cambiare una realtà: nel 2016 la Sardegna è ancora l'unica regione del Mezzogiorno in fase recessiva, tra le 65 più povere dell'Unione europea (212/a su 276), e in un quinquennio il suo Pil è passato dal 76 al 71% della media europea, rientrando di fatto nel gruppo delle regioni meno sviluppate. A rallentare la crescita, in particolare, è il dato sugli investimenti per abitante che calano del 2,2% rispetto al 2014. Dato questo i9n controtendenza rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno dove gli investimenti aumentano in media del 4,5%. Anche i numeri sull'occupazione non sono particolarmente incoraggianti. Il tasso di attività nel 2017 resta invariato rispetto all'anno precedente, così come quello di occupazione (+0,2% contro il +1,2 nazionale).

Il tasso di disoccupazione raggiunge il minimo storico dal 2013, pari al 17%, grazie a una diminuzione del 1,4% (-4,1% in Italia). Un numero che dimostra come nell'Isola il mercato del lavoro si riprende molto più lentamente che altrove. Un ultimo dato negativo riguarda il capitale umano qualificato, nonostante il tasso di abbandono scolastico sia diminuito sensibilmente: nel 2016 appena il 20,3% (18,6% nel 2015) dei sardi in età 30-34 anni ha conseguito una laurea. Solo Sicilia e Campania fanno peggio.
   

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