L'Università di Cagliari ha
partecipato all'eccezionale scoperta delle orme di un bambino di
700mila anni fa, in collaborazione con l'Università La Sapienza
di Roma. Lo studio delle impronte, frutto di una cooperazione
scientifica a livello nazionale e internazionale, è stato
pubblicato sulla rivista "Scientific Reports" del gruppo
editoriale "Nature".
In particolare, la prof.ssa Rita Melis, geoarcheologa del
Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell'Università di
Cagliari, ha contributo alla ricostruzione del contesto
ambientale in cui si muovevano i bambini. Si tratta di un
livello improntato, perfettamente datato, perché direttamente
coperto da un tufo vulcanico di 700mila anni fa, in una località
dell'alto bacino del fiume Awash in Etiopia, a 2mila metri sopra
il livello del mare. Qui da anni si svolgono le campagne di
ricerca finanziate dall'Università di Roma La Sapienza e dal
Ministero Affari Esteri coordinata dalla prof.ssa Margherita
Mussi dell'ateneo di Roma.
"Le impronte sono state trovate in un'area intensamente
frequentata, in prossimità di una zona umida, non lontana da un
corso d'acqua - spiega la prof.ssa Melis - in un sedimento
argilloso limoso hanno lasciato tracce oltre agli ominidi, anche
animali prossimi agli attuali gnu e gazzelle, nonché uccellini,
equidi, suidi e ippopotami. Le impronte delle varie specie si
intersecano tra di loro, e si sovrappongono a tratti a quelle
degli esseri umani, individui in parte adulti e in parte di 1, 2
e 3 anni. In particolare uno di questi bambini in tenera età
propriamente non camminava, ma era in piedi e si dondolava: la
sua è l'impronta di un piede che calpesta ripetutamente il
suolo, rimanendo appoggiato sui talloni".
Il sito conserva inoltre traccia di una serie completa di
attività: scheggiatura della pietra (ossidiana e altre rocce
vulcaniche) con la produzione di strumenti litici, e
macellazione della carne di più ippopotami. C'erano dei
carnivori, ma sono venuti solo dopo a cibarsi dei resti lasciati
dagli ominidi. Infatti, i morsi dei carnivori sulle ossa si
sovrappongono alle tracce lasciate precedentemente dagli
strumenti di pietra che avevano tagliato la carne.
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