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Fermato imam algerino, incitave al Jihad

Fermato imam algerino, incitave al Jihad

Operazione Polizia penitenziaria in carcere a Nuoro

ROMA, 06 dicembre 2017, 19:44

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un algerino che si era proclamato imam e che nel corso dei suoi sermoni istigava al jihad, è stato fermato dagli uomini del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria nel carcere di Nuoro. L'indagine è stata coordinata dal pm Danilo Tronci della procura distrettuale di Cagliari.

L'uomo ha 56 anni e si chiama Belgacem Drabilia: proprio questa mattina doveva essere scarcerato dall'istituto di Badu 'e Carros ma invece di uscire è stato fermato dagli uomini della Penitenziaria al termine di un'indagine finalizzata proprio a contrastare i fenomeni di radicalizzazione e proselitismo all'interno delle carceri.

Dalle indagini è emerso che l'imam, detenuto fino ad una decina di giorni fa nel carcere di Sassari - dove sarebbero avvenuti i fatti - incitava al jihad, inneggiando alla guerra santa ed al martirio, durante le orazioni del venerdì, fomentando l'odio e indottrinando gli altri reclusi con l'obiettivo di spingerli a commettere atti di terrorismo. L'algerino è ora a disposizione dell'autorità giudiziaria che dovrà decidere in merito al provvedimento di fermo.

SAPPE, PIU' AGENTI E FORMAZIONE. "L'assunzione di un adeguato numero di nuovi agenti di Polizia penitenziaria e un piano di formazione e aggiornamento professionale, compreso l'apprendimento di lingue straniere, finalizzato a contrastare la radicalizzazione violenta e il proselitismo all'interno degli istituti penitenziari del fondamentalismo islamico". E' la richiesta del segretario generale del Sappe Donato Capece, che esprime "apprezzamento per l'operazione del Nucleo Investigativo Centrale del corpo di Polizia penitenziaria che ha fermato nel carcere di Nuoro un algerino che istigava alla jihad".

"La Polizia penitenziaria monitora costantemente, attraverso gruppi selezionati e all'uopo preparati, la situazione nelle carceri, per adulti e minori, al fine di accertare l'eventuale opera di proselitismo del fondamentalismo islamico nelle celle, ma per fare questo - incalza Capece - servono fondi per la formazione e l'aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari e nuovi agenti". "Recentemente il ministero della Giustizia ha parlato della presenza di circa 50 detenuti radicalizzati e di almeno 300 quelli ritenuti a rischio di radicalizzazione. A nostro avviso - sottolinea il sindacalista - è un dato sottostimato, se solo si considera che sui 58.115 detenuti 'ospitati' nelle carceri italiani ben 19.903 sono stranieri. Di questi, più di 10mila sono musulmani, la stragrande maggioranza dei quali è praticante".

Reazioni anche dal mondo politico. "Noi siamo tolleranti e accoglienti, ma non possiamo accettare che ci sia chi fa del proselitismo di questo tipo - afferma il segretario dell'Upc, Antonio Satta - L'Islam è una religione di pace, e noi siamo contenti di dialogare con chi la pensa in questo modo. Gli estremisti invece da noi non possono rimanere". "Non può che destare forte preoccupazione quanto accaduto a Nuoro - sottolinea il consigliere regionale dell'opposizione, Marcello Orrù - E' una notizia sconcertante, e un segnale inquietante anche in vista del nuovo Cpr di Macomer, e conferma quanto andiamo dicendo da anni ormai: esiste un forte pericolo di infiltrazione di terroristi islamica".
   

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