Un amaro poema visionario
costruito su una moderna tragedia collettiva. Inizia dai corpi
distesi sulla nuda terra, in uno spazio metaforico che diventa
di volta in volta casa, capannone o Poligono militare, cimitero,
spiaggia, "L'Avvoltoio" di César Brie. Lo spettacolo del regista
argentino di fama internazionale, impreziosito dalla scenografia
di Sabrina Cuccu e dalle luci di Loïc François Hamelin, ha
debuttato ieri al Teatro Massimo di Cagliari, nuova produzione
di Sardegna Teatro. Sold out per la prima nazionale, tra il
pubblico attento anche l'ex governatore ed europarlamentare del
Pd Renato Soru.
Il testo forte e toccante di Anna Rita Signore - premio
speciale Claudia Poggiani alla Drammaturgia, all'interno del
premio Calcante - scaturito dall'indagine sui veleni del
Poligono di Quirra, racconta giochi di guerra in tempo di pace.
In uno scenario evocato, quello di Quirra, ma mai nominato, in
cui le moderne armi tecnologiche da tutto il mondo vengono
testate tra orti, pascoli, spiagge da sogno un tempo
incontaminate. Uno scontro tra l'arcaica civiltà agropastorale e
le esigenze strategiche dei militari. La sindrome di Quirra, con
le morti sospette legate all'uranio impoverito, al centro
dell'inchiesta dell'allora procuratore Domenico Fiordalisi - non
viene citato nella pièce ma ringraziato a fine spettacolo -
partita dalle ricostruzioni giornalistiche, emerge dalle
cronache, dai racconti, dagli interrogatori e dalle
testimonianze.
La verità passa attraverso le vicende delle vittime di questa
'misteriosa' patologia che come in un'arcaica maledizione
trascina verso la morte persone, animali, ambiente, frutto
avvelenato dell'omertà. Un muro impenetrabile di silenzio
avvolge questo pezzo di terra dove "si imbiancavano tutti i
tetti e sembrava la neve ma senza il freddo e sembrava il
deserto ma senza la sabbia". Con le persone chiamate a una
scelta: "se vado via è la morte, se resto qui è la malattia".
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