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Accuse choc sacerdote a migranti, bufera

Accuse choc sacerdote a migranti, bufera

Editoriale contro questuanti e 'Stato pantalone' di don Mariani

NUORO, 30 novembre 2017, 11:21

Redazione ANSA

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Don Francesco Mariani (a destra) col vescovo di Nuoro Mosè Marcia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Don Francesco Mariani (a destra) col vescovo di Nuoro Mosè Marcia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Don Francesco Mariani (a destra) col vescovo di Nuoro Mosè Marcia - RIPRODUZIONE RISERVATA

di Maria Giovanna Fossati

Parole forti come "accattoni", "zingari", "extracomunitari", accusati di creare un "grande disagio" mentre chiedono l'elemosina davanti alle chiese, ai bar ai negozi pronunciate non da un politico della Lega o da un amministratore qualsiasi, ma da un uomo di chiesa: don Francesco Mariani, parroco di San Giuseppe, sociologo, giornalista, direttore per tanti anni di Radio Barabagia. Nel suo editoriale pubblicato nel settimanale diocesano di Nuoro l'Ortobene, don Mariani usa parole choc sull'argomento, lanciando un sasso nello stagno che ha provocato un'ondata di reazioni feroci sul web, dove il sacerdote viene accusato di aver usato "toni salviniani".

"Non so voi - esordisce nell'articolo 'Cercansi 'pidores' per avere dignità' - ma io ho provato grande disagio in questi giorni della novena delle Grazie ad entrare in chiesa dovendo passare attraverso un cordone di questuanti". "Ho visto il ritorno alla grande di un clan di zingari che dopo aver devastato il campo di accoglienza di Pratosardo realizzato dal Comune con i nostri soldi lo hanno trasformato in una discarica - prosegue - e si è speso un pò per garantire loro la scuola, per vestirli e nutrirli. Erano lì davanti alla chiesa delle Grazie a pietire e strattonare anziani e malati arrivati per la giornata mondiale dei poveri".

E poi ancora: "In un supermercato un extracomunitario mi chiede il carrello per parcheggiarlo, ero il numero 403. Un euro per ogni carrello fa una bella cifra. Lo Stato, cioè pantalone, spende 35 euro al giorno per alloggio, vitto, vestiario, ricariche telefoniche e sigarette: poi li incontriamo a fare gli accattoni. Non sono razzista ma provo rabbia per l'anziana che va alle poste, e si trova davanti all'uscio un giovanottone che chiede soldi, pretende, insiste".

Le reazioni su Facebook non si fanno attendere. "La più disgraziata propaganda xenofoba e il più volgare qualunquismo nelle parole di Don Mariani - commenta il deputato di Art.1 Michele Piras - Parole che non mi sarei aspettato da un uomo di Chiesa che dovrebbe almeno provare a comprendere gli ultimi e ad accoglierli. Invece eccolo qui, come un Salvini qualsiasi". All'indirizzo di don Mariani sulla rete arriva una valanga di insulti.

"Si può condividere o meno il pensiero di una persona ma non la si deve infangare, tra l'altro nascondendosi dietro l'anonimato", interviene il direttore dell'Ortobene Michele Tatti. Ma c'è anche chi prende le difese del parroco: lo fanno gli esponenti del centrodestra. "Fa piacere che un importante sacerdote, evidenzi le pericolose ricadute in ambito sociale e cittadino mettendo in luce il fenomeno dell'immigrazione selvaggia", dice il portavoce di Fdi-An Salvatore Deidda. "Gli attacchi sono ipocriti e faziosi - spiega - perchè è ora di aprire gli occhi su una situazione che genera malessere e disordine", gli ha eco il presidente del Movimento Cristiano Forza Popolare.

In serata è lo stesso sacerdote a spiegare la sua verità, nell'editoriale che sarà pubblicato domani sull'Ortobene e che ha anticipato all'ANSA. "Sono contento - scrive - che finalmente si inizi a parlare, nella nostra città, dell'accattonaggio. Perché questo era il contenuto del mio articolo, e riguarda extracomunitari e non (infatti parlo di qualche sardo ed altri di qualsiasi etnia)". "Accogliere - prosegue - vuole dire pure far rispettare le leggi di chi ti accoglie. Trasgredirle è un reato a prescindere dall'identità etnica. L'accattonaggio è la sconfitta delle nostre politiche di accoglienza. Non prendo parte al conflitto ideologico tra razzisti e buonisti - chiarisce il prete - cerco di capire la realtà. Sommessamente - conclude - ricordo di essere laureato in sociologia ancor prima di essere ordinato sacerdote".

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