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Ospedali: corteo di protesta a Cagliari

Cittadini, comitati spontanei provenienti da tutti i territori della Sardegna contro la riforma della rete ospedaliera: almeno in trecento, secondo gli organizzatori, si sono ritrovati in piazza del Carmine a Cagliari per partecipare al corteo organizzato dalla Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica insieme con il comitato "Salviamo l'ospedale San Marcellino di Muravera". I manifestanti hanno percorso tutta via Roma fino al palazzo del Consiglio regionale.

Ieri la commissione Sanità ha dato il via libera al ddl che oggi in tanti contestano. L'opposizione avrà dieci giorni di tempo per stilare la relazione di minoranza, poi il testo potrà approdare in Aula per la discussione e l'approvazione definitiva.

"Una riforma piena di inganni che ha l'alibi di riformare sanità sarda - ha dichiarato all'ANSA la portavoce della Rete Sarda Claudia Zuncheddu - in nome dei buchi di bilancio tagliano diritti alla gente chiudendo ospedali e servizi". Questo, ha aggiunto, "è un Piano ideato per avviare la sanità pubblica verso la sua privatizzazione. E oggi siamo in trecento, ma altri pullman arriveranno, per gridare il nostro no a tutto questo".

DA INDIPENDENTISTI A M5S, IN TANTI CONTRO LA RIFORMA - Ci sono i sindaci di tutti i territori della Sardegna, i partiti dell'opposizione in Consiglio regionale, i comitati spontanei, gli indipendentisti, il Movimento Cinquestelle, ma anche quello dei Pastori sardi, il No Nucle e persino le associazioni dei consumatori. E' molto variegato il popolo dei manifestanti scesi in piazza a Cagliari per dire no alla riforma della rete ospedaliera che sarà discussa in Aula tra una decina di giorni.

"Chiediamo che l'ospedale San Marcellino possa avere il suo reparto di chirurgia con letti a sé stanti, siamo qui per questo", dice all'ANSA il sindaco di Muravera, Marco Falchi. "Anche noi manifestiamo per difendere il presidio di Muravera - aggiunge il sindaco di Castiadas, Eugenio Murgioni - d'estate siamo distanti da Cagliari un'ora e mezzo di viaggio, vogliamo che la sanità sia uno dei servizi essenziali che una delle località turistiche più importanti della Sardegna possa garantire ai vacanzieri".

"Noi distiamo 80 chilometri da Cagliari - spiega la sindaca di Nurallao, Rita Ida Porru - e i cittadini di Nurallao che fanno riferimento all'ospedale di Isili sono perlopiù anziani". "Questa riforma non ci soddisfa - sostiene infatti il primo cittadino di Isili, Luca Pilia - si tiene conto dei numeri e poco del bisogno delle popolazioni periferiche, né delle carenze della rete viaria. A Isili si vuole chiudere il reparto di chirurgia quando erano stati investiti circa 700mila euro per rifare le sale operatorie".

Tra i manifestanti anche consiglieri regionali di Forza Italia (Edoardo Tocco), Fratelli d'Italia (Paolo Truzzu), Udc (Gian Luigi Rubiu), e poi il leader si Sardigna Nazione, Bustianu Cumpostu, e del movimento No Nucle, Vincenzo Pillai, oltre a Claudia Zuncheddu della Rete Sarda Difesa Sanità pubblica e tutti i comitati per la difesa della sanità nelle zone interne.

Ci sono pure i grillini, rappresentati dalle parlamentari del M5S Emanuela Corda e Manuela Serra. "La riforma ha un senso dal punto di vista della razionalizzazione dei costi - afferma Corda - ma non ha tenuto conto delle criticità dei territori e della capillarità dei servizi. Come La Maddalena, sono tante nell'Isola le zone disagiate".

"FUORI DALL'AULA CHI VOTA CONTRO" - Non c'è stato il consueto vertice tra il presidente del Consiglio regionale con i capigruppo e una delegazione dei rappresentanti della protesta contro la riforma della rete ospedaliera in Sardegna. "Non abbiamo ritenuto necessario incontrare nessuno perché tutti i tentativi fatti si sono rivelati fallimentari", ha dichiarato all'ANSA Claudia Zuncheddu, della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, alla fine della manifestazione.

"Abbiamo però chiesto a ogni consigliere regionale di maggioranza e opposizione, contrario al riordino, di abbandonare l'Aula al momento di votare il provvedimento, in modo che i sardi sappiano con esattezza nome e cognome di chi vota a favore", ha spiegato l'ex consigliera regionale. "Il corteo di oggi al quale hanno preso parte oltre trecento persone ha avuto molto successo - ha chiarito - adesso stiamo studiando nuove strategie per portare avanti la lotta".

DEIANA (ANCI), RIAPRIRE TRATTATIVE - "La commissione Sanità ha commesso un grave errore approvando la riforma, mandando così il testo in Aula il 19 settembre, senza un supplemento di incontro con i territori". Lo ha dichiarato all'ANSA il presidente regionale dell'Anci, Emiliano Deiana, oggi a Cagliari per la manifestazione organizzata contro il riordino della rete ospedaliera. "Chiediamo che la trattativa sia riaperta - ha detto Deiana - ci sono ancora delle questioni aperte, in particolare servono più tutele per le aree marginali scoraggiate, chi è già forte è in grado di difendersi da solo". "Martedì 12, alle 10 - ha annunciato il presidente dell'Anci Sardegna - si terrà un'assemblea dei sindaci a Santa Giusta. Tema all'ordine del giorno sarà la sanità".

ECCO COME CAMBIA LA RETE DEGLI OSPEDALI - Manca solo il passaggio dell'approvazione in Consiglio regionale, ma cosa cambierà - di fatto - nella sanità sarda una volta che la riforma della rete ospedaliera sarà legge? Il principio cardine da cui muove il riordino è che non si può avere tutto dappertutto, perché a perderci sarebbe la qualità delle cure. Per questo è previsto che ci siano ospedali ad alta specializzazione e altri in grado di garantire il primo intervento e, nel contempo, di curare le patologie più lievi.

Tenendo conto dell'articolazione geografica regionale e della distribuzione demografica, la nuova organizzazione individua due principali poli sanitari, uno per l'area del nord ovest e l'altro per quella sud est dell'Isola: la prima fa capo al Santissima Annunziata di Sassari, la seconda all'Azienda Brotzu di Cagliari. Le due strutture sono definite Dea (dipartimento emergenza e accoglienza) di II livello perché sono in grado di offrire contemporaneamente servizi importanti di emergenza e accettazione e di cardiochirurgia.

Poi ci sono i Dea di primo livello, nodi di base e piccoli ospedali (zone disagiate). Proprio perché manca della cardiochirurgia, il San Francesco di Nuoro è considerato "solo" un Dea di primo livello, anche se rinforzato perché avrà in più il servizio della "Breast unit" (percorso completo screening, diagnosi e cura soprattutto per il tumore al seno) con medicina nucleare per la diagnostica. Dea di primo livello anche nel Sulcis con il Sirai di Carbonia-Iglesias capofila.

A Cagliari il Policlinico universitario è un Dea di primo livello rinforzato, il Santissima Trinità un primo livello, l'ospedale Marino sarà destinato alla riabilitazione, mentre il Binaghi sarà centro di riferimento per la sclerosi multipla. Tra i nodi di base, particolare la situazione del Nostra Signora della Mercede di Lanusei che rientra nelle reti ictus e infarto ma, conservando i tredici primariati, avrà funzioni di Dea di I livello.

Per Alghero-Ozieri, sempre nodo di base, dal 2017 si avvia un programma di potenziamento dei servizi di pronto soccorso, dell'osservazione breve intensiva e delle discipline di oncologia e lungo degenza. Le patologie tempo dipendenti (ictus e infarto) saranno sottoposte a monitoraggio prevedendo entro il 2019, se ci saranno le condizioni, la modifica in primo livello con contestuale rianimazione.

Capitolo piccoli ospedali. Bosa, Sorgono, La Maddalena, Muravera e Isili avranno un pronto soccorso integrato con il Dea di riferimento, un'unita di degenza con 20 posti letto in medicina generale e una chirurgia elettiva per interventi di bassa complessità in "week surgery" e "day surgery" con un numero di letti supplementari per i pazienti. Confermata a La Maddalena la contestata chiusura del punto nascita.

I piccoli ospedali hanno tutti i servizi: laboratori, radiologia, farmaceutico, una emoteca, anestesia. I distretti sanitari saranno 22. Con l'aggiunta di La Maddalena e Carloforte sarebbero diventati 24. Per rispettare la quota prevista della legge, Siniscola sarà accorpato a Nuoro e Guspini a San Gavino. Quanto ai posti letto, da 5.901 scenderanno a 5.790, con un taglio di 111.

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