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Sa Die: al via celebrazioni a Cagliari

Sa Die: al via celebrazioni a Cagliari

Assessore Dessena, festa ha valore simbolico e sostanziale

CAGLIARI, 28 aprile 2017, 14:40

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Via al suono delle launeddas per Sa Die de sa Sardignia, la manifestazione che ricorda l'insurrezione popolare del 28 aprile 1794 che portò alla cacciata da Cagliari dei Piemontesi del viceré Balbiano. La musica tradizionale sarda ha aperto le celebrazioni organizzate dal Comitato pro sa Die, al palazzo Viceregio. Poi il "battesimo" con le parole dell'assessore regionale della Cultura Giuseppe Dessena. "Una festa - ha detto in apertura - che ha un valore simbolico e sostanziale. L'associazione alla figura di Giorgio Asproni è quanto mai attuale: fu lui a portare a fine Ottocento alla ribalta nazionale temi fondamentali come la condizione sociale ed economica dell'isola, l'insularità e i trasporti".

Dessena ha poi lasciato l'aula per spostarsi a Santu Lussurgiu, un'altra simbolica capitale di Sa Die: le scuole, chiuse nel resto dell'isola, lì resteranno aperte proprio per consentire di far vivere tutti insieme anche alle nuove generazioni il vero significato della celebrazione.

Dal palazzo Viceregio alla vicina cattedrale: i festeggiamenti continuano con la messa solenne cantata dal Coro Giovanile di Quartu Sant'Elena. Ma si continua anche nel pomeriggio con gli spettacoli di gruppi di ballu tundu accompagnati da suonatori di launeddas, organetto diatonico e flauto sardo, in collaborazione con l'Associazione Symphonia di Cagliari e l'Associazione Brinca di Desulo e dalle 20 in poi a Sa Duchessa con balli e canti tradizionali. A Monti, nel nord Sardegna, si festeggia con un'iniziativa intitolata "L'identità culturale dei sardi dalla civiltà nuragica a internet", organizzata dal Comune in collaborazione con Archeolbia. 

PIGLIARU-GANAU, PIU' AUTONOMIA E RICONOSCIMENTO INSULARITA' - Nel giorno in cui si celebra Sa die de Sa Sardigna, giornata della festa nazionale dei sardi che ricorda l'insurrezione del 28 aprile 1794 e la cacciata dei dominatori piemontesi, in Consiglio regionale la conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome discutono di autonomia. E nel dibattito la Sardegna ha portato sul tavolo la questione insulare.

"La data del 28 aprile 1794 e l'episodio storico ricordato sono oggi simbolo dell'orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e nel suo ampliamento verso il pieno riconoscimento della sovranità e della piena autodeterminazione del popolo sardo - ha detto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau - L'esperienza della nostra specialità appare ancora radicata nel sentire comune, pur con i limiti e le distanze che separano oggi le istituzioni dalla popolazione.

Essa ha fondamenti e motivazioni forti e difficilmente controvertibili: l'insularità e con essa l'esigenza di politiche particolarmente dedicate (si pensi alle politiche di infrastrutturazione statali dalle quali la regione è esclusa, collegamenti, trasporti, energia), identità culturale e linguistica, specificità ambientali, il non colmato problema della distanza economica dal resto del Paese, che da un lato dovrebbe essere destinata ad essere superata, dall'altra è ancora attuale e presenta particolarità per molti indicatori, per lo più connesse alle peculiari condizioni geografiche del mercato interno".

Secondo Ganau, "un regionalismo efficiente e cooperativo dovrebbe tener conto, sia pure in un'ottica di equità e solidarietà, delle diversità e particolarità di ciascuna esperienza regionale. Su questi temi il coordinamento delle Assemblee delle regioni speciali e province autonome ha approvato un documento".

"Sa die de sa Sardigna celebra un evento di responsabilità e coraggio - ha sottolineato il governatore Francesco Pigliaru - ci insegna quanto serve avere obiettivi ambiziosi e quanto è importante lavorare assieme per ottenerli. C'è una connessione tra passato e presente e quella di oggi è l'occasione per un chiaro rendiconto delle nostre azioni per rivendicare i diritti essenziali per la nostra terra a cominciare dalle pari opportunità: regole certe e giuste e risorse adeguate.

Oggi non abbiamo né le une né le altre - ha chiarito il presidente della Regione - lo stato di insularità è riconosciuto in maniera insufficiente, a Roma e a Bruxelles". Secondo Pigliaru, che ha citato il patto per la Sardegna e la battaglia sulla dismissione delle servitù militari e sullo sblocco dei cantieri a partire da quello di La Maddalena, "sono stati fatti passi in avanti che hanno portato avanzamenti ma molta strada è ancora da fare".

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