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Si dimette assessore Riforme Sardegna

Si dimette assessore Riforme Sardegna

Effetto valanga No nell'Isola al referendum costituzionale

CAGLIARI, 08 dicembre 2016, 10:39

Redazione ANSA

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Presidente Francesco Pigliaru conferenza stampa primo piano - RIPRODUZIONE RISERVATA

Presidente Francesco Pigliaru conferenza stampa primo piano - RIPRODUZIONE RISERVATA
Presidente Francesco Pigliaru conferenza stampa primo piano - RIPRODUZIONE RISERVATA

di Fabrizio Fois

Succede tutto nelle 48 ore successive al referendum, anche se le avvisaglie c'erano già da tempo. La Giunta Pigliaru, dopo la valanga di No che in Sardegna ha sepolto la riforma costituzionale, perde due assessori, quello alle Riforme a agli Affari Generali, Gianmario Demuro, dimissionario da ieri, e quella all'Agricolatura, Elisabetta Falchi, che dà l'addio oggi "per correttezza, per coerenza" verso il suo partito di riferimento, gli autonomisti Rossomori, che abbandonano la maggioranza, aprendo di fatto la crisi in Regione.

Dopo due anni e mezzo di mandato, il presidente si ritrova con una coalizione di centrosinistra-autonomista ed identitaria senza un pezzo di sinistra: il Prc, che aveva lasciato prima del voto di domenica scorsa ma ha comunque contestato l'attivismo di Pigliaru in favore del Sì, e i Rossomori, che puntano il dito proprio sulla posizione assunta dal governatore che invece, dicono, avrebbe dovuto essere "super partes". Ma è tutta l'azione di governo della Giunta, definita "fallimentare", ad aver convinto gli ormai ex alleati ad uscire dalla maggioranza e dall'esecutivo.

Così per chi resta in una coalizione con numeri risicati - 34 seggi rispetto ai 26 delle opposizioni - è tempo di chiudere una verifica "aperta da troppo tempo": lunedì 12 il primo vertice con tutti i consiglieri regionali, poi ci sarà il confronto con i segretari di partito. Un passaggio necessario, se si vuole mettere mano al rimpasto e sostituire, stavolta con assessori politici, le caselle mancanti. Da rivedere ce ne sarebbero almeno sette, con Pigliaru che terrebbe per sé alcune scelte, anche se tutte saranno rimesse in discussione con il walzer delle deleghe. La cosa certa è che, a fronte di una richiesta di maggiore rappresentanza in Giunta degli alleati del Pd - oggi i partiti più forti sono PdS e l'intergruppo Sel-Cd-Upc-Socialisti - sulla carta la strada si presenta più in discesa di prima, perché si sono liberati due posti.

E se l'assessora Falchi chiude piano la porta e ringrazia Pigliaru per l'opportunità ricevuta, pur sottolineando che in certi frangenti si è sentita "stanca e isolata" e non ha condiviso alcune scelte dell'Esecutivo, il suo partito va via sbattendola quella porta. "Una coalizione inadeguata che è mutata geneticamente - attacca il presidente Gesuino Muledda - e una Giunta che si rinchiude a riccio e cerca rapporti bilaterali coi singoli consiglieri. Siamo davanti a un corto circuito complessivo e a una cultura neoliberista e centralista, sublimata nel referendum".

Nel frattempo Forza Italia e Psd'Az cavalcano l'onda e tornano all'attacco: "Pigliaru si dimetta e andiamo subito a elezioni".

PIGLIARU ASSUME INTERIM DEI DUE ARRESSORATI - Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha firmato nel pomeriggio i decreti con cui ha accettato le dimissioni dell'assessore degli Affari generali e Personale, Gianmario Demuro, e dell'assessora dell'Agricoltura, Elisabetta Falchi, avocando a sé le deleghe e assumendo l'interim per entrambi gli assessorati.

Nell'assumere l'interim dei due assessorati il presidente Pigliaru, ha anche ricordato che ieri ha ringraziato l'assessore Demuro ed "oggi ringrazio l'assessora Falchi per l'impegno e la serietà con cui ha portato avanti il suo lavoro in Giunta". "Nel nostro lavoro, che continuerà ora persino con maggiore determinazione, per aiutare l'agricoltura a diventare un vero motore di sviluppo per la Sardegna in generale e per le aree interne in particolare - ha sottolineato - ho apprezzato la dedizione e l'indiscusso valore professionale che Elisabetta Falchi ha messo a disposizione del nostro programma di governo".

Nel frattempo il governatore replica anche ai Rossomori, che oggi lo hanno attaccato puntando il dito anche contro la sua maggioranza. "Trovo a dir poco ingenerosa la faciloneria con cui un partito che ha avuto uno dei settori più strategici del governo regionale tenti di sottrarsi alle proprie responsabilità con accuse generiche, false e malevole verso tutto e verso tutti - tuona Pigliaru -. Sono cortine fumogene in genere utilizzate per nascondere una grave incapacità politica di leggere il proprio ruolo, ma di cui non si sentiva certamente la mancanza. La collocazione all'opposizione di un partito come i Rossomori che si è caratterizzato per contradditorietà dei comportamenti, insufficienza dell'azione politica e dei contributi all'azione di governo, rappresenta, a questo punto, un'opportuna semplificazione del quadro politico - conferma il presidente -. D'altra parte non stupisce la straordinaria coincidenza delle dichiarazioni con i toni, le immagini e le volgarità tipiche del populismo da cui si pretende di distinguersi a parole, ma aderendovi nei fatti. E', infine, veramente ridicolo accusare gli assessori Maninchedda e Paci - conclude -. Personalmente li considero tra le persone che più si sono impegnate per la Sardegna e per dare concreta attuazione al programma di governo della coalizione".

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