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Uccise i genitori, si suicida in carcere

Uccise i genitori, si suicida in carcere

Igor Diana si è impiccato in cella a Cagliari

CAGLIARI, 06 dicembre 2016, 14:45

Redazione ANSA

ANSACheck

Igor Diana - RIPRODUZIONE RISERVATA

Igor Diana - RIPRODUZIONE RISERVATA
Igor Diana - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Questo nuovo drammatico suicidio di un altro detenuto evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia penitenziaria, che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento, a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri". Così il segretario generale del sindacato autonomo Sappe, Donato Capece, all'indomani del suicidio, nel carcere di Cagliari-Uta, di Igor Diana, il 28enne di origini russe, da sette mesi in cella per avere ucciso nel maggio scorso i genitori adottivi.

"Gli istituti penitenziari hanno l'obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l'Italia è certamente all'avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto - sottolinea Capece - rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l'organizzazione di un servizio d'intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l'intero istituto dove questi vengono implementati.

E' proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ma ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione. Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 19mila tentati suicidi ed impedito che quasi 145mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze".

LA TRAGEDIA NEL BAGNO DELLA CELLA - "Ho pensato di uccidermi, ma non ho trovato il coraggio. Sono consapevole di aver fatto un grosso errore e che per questo devo pagare". Aveva risposto così alla Polizia che lo aveva bloccato dopo un'inseguimento con sparatoria, Igor Diana, il 28enne di origine russe arrestato per aver ucciso i genitori adottivi, Giuseppe Diana, di 67 anni, e Luciana Corgiolu, di 62, nella loro abitazione di Settimo San Pietro (Cagliari) nel maggio scorso. Quel coraggio il giovane lo ha trovato oggi pomeriggio: ha atteso che il compagno di cella si allontanasse per andare al cineforum e si è impiccato legando i lacci delle scarpe alla finestra del bagno nel carcere di Uta (Cagliari).

A nulla è valso l'intervento degli agenti della penitenziaria. "Era depresso, chiedeva aiuto - conferma l'avvocato Antonella Marras che difendeva Diana insieme al collega Federico Aresti - Lo avevo visto solo tre giorni fa e stava male, aveva bisogno di cure, come abbiamo sempre sostenuto. Il regime carcerario non andava bene per lui, ma la nostra istanza è stata respinta". Il 15 novembre scorso il pm del tribunale di Cagliari, Daniele Caria, aveva chiuso le indagini sul duplice omicidio sollecitando per l'indagato il giudizio immediato. Secondo la specialista Irene Maxia, incaricata dalla Procura di svolgere la perizia psichiatrica, Diana era soggetto a "scatti di ira incontrollabili", un ragazzo seminfermo di mente e pericoloso.

Il suo quadro psichico era legato al suo passato in Russia quando, rimasto orfano con il fratello Alessio, era finito in un istituto. Un passato che lo aveva tormentato e segnato nel profondo e che nella notte tra il 9 e il 10 maggio scorsi, dopo una lite con i genitori, lo avrebbe spinto ad ucciderli. Papà e mamma erano stati colpiti con una mazza da baseball e finiti a coltellate. Il giorno dopo Diana era uscito di casa e si era allontanato a bordo dell'auto del padre, senza fare più ritorno. Gli agenti della Squadra mobile, con l'aiuto anche dei carabinieri, lo catturarono due giorni dopo, al termine di un inseguimento culminato con un conflitto a fuoco nel corso del quale il fuggitivo rimase ferito. In ospedale la lunga confessione.

"Sul momento - raccontò - non mi sono reso conto di quello che stavo facendo, il mio comportamento di quel giorno è qualcosa di sbagliato, molto più di rabbia, le persone fanno cose di cui non si rendono conto. Non mi era mai capitato di meditare di fare del male ai miei genitori, quel giorno non sono riuscito a fermarmi, ero in preda ad un impulso incontrollabile". Oggi Diana è crollato e ha deciso di farla finita nella cella in cui era richiuso ormai da mesi.

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