"Il sistema iper federalista ha
fallito, nel Paese esistono 21 sistemi sanitari regionali e non
tutti funzionano bene. Ben otto sono commissariati. Con la
Riforma costituzionale diamo più forza e centralità allo Stato
che definirà le disposizioni generali, lasciando alle regioni,
come competenza esclusiva, l'organizzazione e la
programmazione". Così il deputato e responsabile sanità del Pd,
Federico Gelli, intervenuto a Cagliari all'incontro di
presentazione dei Comitati "Sì per un'Italia in Salute",
cinquecento spalmati in tutto il territorio nazionale.
"Abbiamo deciso di dar vita a comitati tematici perché il
dibattito - spiega Gelli - era fin troppo legato a slogan,
contrapposizione e litigi e per entrare nel merito della
riforma". Cosa succede se vince il Sì, dunque?. "Le regioni che
sono state in grado di attuare al meglio i principi di
efficientamento e miglioramento dei sistemi qualitativi del
sistema sanitario regionale, non avranno nulla da temere -
chiarisce l'esponente dem. "Quelle che non hanno saputo usare
questa delega in bianco, verranno affiancate dallo Stato". Ma
questo, nel caso in cui dovesse prevale il Sì, in che modo sarà
stabilito?. "In base a parametri già previsti per le regioni che
non rispettano i principi economici e dei livelli essenziali di
assistenza - risponde Gelli - ma conta soprattutto che nelle
disposizioni generali ai Comuni saranno previste una serie di
attività da garantire e tutelate in tutto il territorio
nazionale. Attività che non possono fermarsi ai confini delle
Regioni". Per esempio?. "La distribuzione dei farmaci
oncologici, quelli per l'epatite C, la campagna nazionale di
vaccinazione", sottolinea il deputato.
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