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Studente ucciso a Orune: lacrime e rabbia, 3 sospettati delitto

Vescovo, combattete odio con amore. Il ricordo degli studenti

Una folla composta, ammutolita ha attraversato la navata di Santa Maria della Neve a Orune per dare l'ultimo saluto a Gianluca Monni, lo studente di 19 anni ucciso ieri mentre aspettava il bus della scuola. Un omicidio barbaro, che ha spezzato la vita di un giovane e lasciato sgomento un intero paese. Mentre il funerale dello studente è ancora in corso, arriva una novità sulle indagini: per il delitto ci sono tre sospettati, ma finora nessun provvedimento a loro carico. E quanto si è appreso non sono di Orune ma di un paese limitrofo. Due le piste seguite dai carabinieri della compagnia di Bitti, guidata dal capitano Fabio Saddi, e dal reparto operativo del comando provinciale di Nuoro, coordinato dal cap. Luigi Mereu: ipotesi investigative legate a degli alterchi che il giovane avrebbe avuto in diverse occasioni nei mesi scorsi, una in particolare sfociate in una lite furibonda per difendere la sua fidanzata. Un delitto probabilmente maturato per futili discussioni tra ragazzi.

Ed è proprio ai ragazzi che si rivolge nella sua omelia il vescovo di Nuoro Mosè Marcia, le sue parole risuonano alte tra le navate della cattedrale: "E' con voi giovani che voglio parlare principalmente, perché chi ha ucciso Gianluca non è un anziano, è un giovane. Non lasciatevi rubare la speranza, combattete contro l'odio con l'amore, contro l'offesa con il perdono, contro la discordia con l'unione. Siate uno strumento di pace nelle mani di Dio perché è l'unico modo di salvare la comunità". L'alto prelato ha dato anche la sveglia alla comunità di Orune un paese segnato dal sangue da decenni: "Orune svegliati - ha intimato il vescovo - c'è un mare di sangue qui che ha segnato intere generazioni. Non permettere che si continui così. Chi ha ucciso Gianluca ha stroncato la vita, il sogno della sua giovinezza, ha reciso una pianta promettente, ma ha stroncato la speranza della famiglia e della comunità". Una cerimonia straziante per i genitori del giovane ucciso, Rita e Salvatore, che entrano in chiesa tendendo la mano sulla bara, ad accarezzare per l'ultima volta quel figlio che stanno perdendo per sempre.

Dietro di loro Eleonora e Pasquale, la fidanzata e il fratello di Gianluca, distrutti dal dolore. Un delitto inaccettabile per i compagni di scuola, per gli amici e per gli studenti di tutta la provincia. Studenti che dopo il dolore e lo choc di ieri, hanno reagito con una folla oceanica stamattina davanti all'istituto professionale Alessandro Volta di Nuoro, dove il giovane frequentava l'ultimo anno di studi, per dire no alla violenza e rendere omaggio al compagno ucciso. "Un evento tragico ci ha catapultato in un momento che mai avremmo immaginato di conoscere - dice al microfono una compagna di scuola tra i singhiozzi - Non riusciamo a concepire la morte a 19 anni, oggi piangiamo perché il sorriso radioso di Gianluca non lo rivedremo mai più". Toccante l'intervento alla folla di una professoressa, compaesana di Gianluca. "E' facile per noi oggi parlare del sorriso radioso di Gianluca, della sua innata allegria, della simpatia reciproca che ci legava, forse perché eravamo figli del nostro paese - scandisce con voce strozzata dall'emozione - Orune. Ma perché? Orune non ho più parole per difenderti. Tante, troppe violenze hai visto e vedi consumarsi nelle tue viscere" Infine il saluto straziante della docente all'alunno: "Con Gianluca parlavamo in sardo, nella lingua del cuore. E allora, in nome delle mamme di Orune, delle mamme della Barbagia, delle mamme di tutto il mondo, di dico "bae in bonora, coro 'e izzu! (via in buon'ora, figlio del cuore, nrd)".

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