"Il lesbismo non è semplice come bere un bicchier d'acqua". È lo slogan scelto come tema del settimo congresso nazionale ArciLesbica cominciato questo pomeriggio allo spazio Search di Cagliari. Parole, ma anche una amara verità: "Rispetto al passato - conferma la presidente nazionale Paola Brandolini - la situazione è migliorata: le donne vivono con maggiore consapevolezza e libertà. Ma le lesbiche continuano a essere additate, cacciate di casa, aggredite. E registriamo ancora casi di suicidi". I passi avanti sono tutto merito delle iniziative delle associazioni. "Ma anche la cultura mainstream - spiega Brandolini - ha aiutato con film e soap opera". La speranza, e il salto di qualità definitivo, è quella di una legge: "Sulle unioni - spiega - la Grecia e l'Italia sono gli Stati più indietro in Europa. Ora abbiamo un iter in Parlamento avviato per la nuova normativa. E' il minimo che si possa chiedere. Ma, al di là del contenuto e della sua applicazione, la forza della legge può essere culturale". Il congresso, che andrà avanti fino a domenica, si è aperto con un ricordo di Ostilia Mulas, una attivista sarda ma genovese d'adozione, scomparsa un anno fa.
"Il Vaticano - attacca la Brandolini - è sempre stato il grande nemico. Anche adesso, che con il nuovo pontefice c'è in generale una maggiore apertura, sulla famiglia la posizione rimane sempre la stessa. Eppure le associazioni cattoliche di base sono spesso al nostro fianco nei Gay Pride". Le battaglie ripartono dal riconoscimento del matrimonio civile tra persone dello stesso sesso, con inevitabili ripercussioni sulle adozioni. "Vorremmo - conclude la presidente di ArciLesbica - che la legge approvata alla Camera contenesse elementi che liberassero i limiti della legge sull'omofobia". E ancora: "Chiediamo che venga riconosciuto il diritto a cambiare anagraficamente sesso anche senza l'operazione chirurgica".
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