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Attentati sindaci:triste record Sardegna

Attentati sindaci:triste record Sardegna

136 episodi 2013-2014, soprattutto amministratori piccoli Comuni

CAGLIARI, 04 marzo 2015, 09:07

Redazione ANSA

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di Fabrizio Fois

Con 136 atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali tra il 2013 e il 2014 e il 10,8% del totale degli episodi registrati in Italia, la Sardegna è la quarta regione dopo Sicilia (211 pari al 16,7%), Puglia (163 apri al 12,9%) e Calabria (155 pari al 12,3%) per incidenza del fenomeno che a livello nazionale ha toccato i 1.265 casi nei due anni di riferimento.

Il 2013 con 107 casi è stato l'annus horribilis rispetto alla prima metà del 2014, quando gli attentati sono stati complessivamente 29. Il dato numerico delle intimidazioni per centomila abitanti modifica però la classifica delle regioni e la Sardegna - con una popolazione di 1.640.379 abitanti - risulta al primo posto con l'8,3% sul totale, seguita da Calabria e Sicilia. E' quanto emerge dai risultati della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali che ha presentato a Roma, al Senato, la relazione finale sull'attività svolta. E a Cagliari si è riunita, per affrontare il tema, la commissione Autonomia del Consiglio regionale, convocata alla vigilia della visita in Sardegna del ministro dell'Interno Angelino Alfano, atteso oggi nel capoluogo sardo.

Nell'Isola, dove le intimidazioni trovano terreno fertile nelle controversie legate all'urbanistica, agli usi civici e alla gestione dei rifiuti ma anche nell'abusivismo edilizio, nel fotovoltaico e nelle energie rinnovabili in genere, le province con il più altro numero di attentati sono Cagliari (35 casi), Oristano (31) e Nuoro (25), seguite dall'Ogliastra (17) e Sassari (13). Nella maggior parte - 91 su un totale di 136 episodi - i fatti si verificano in piccoli comuni, spesso sotto i 5.000 abitanti. Non è un caso se Sardegna e Calabria sono le regioni con la più alta concentrazione di piccoli e piccolissimi centri, meno di mille abitanti. Nel mirino soprattutto sindaci (43 casi), beni di proprietà comunale (29), assessori (26) e consiglieri (19).

Le formule intimidatorie vanno da minacce a scritte murali o volantini anonimi, recapito di proiettili e carcasse di animali (65), danneggiamenti (39). Quasi impossibile risalire agli autori: in 122 casi su 136, l'89,7%, la mano resta ignota, solo in 14 episodi si è riusciti a trovare il responsabile. "E' stato un lavoro utile per capire che si tratta di un fenomeno che ha radici nel tempo e che si trasforma ma resta presente - dice all'ANSA il senatore di Sel, Luciano Uras, componente della Commissione - Chi amministra lo fa in prima linea, tra una esigua qualità delle risposte dello Stato e degenerazioni della società che richiedono una trasformazione culturale che tarda ad arrivare".

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