Un foglietto di carta con nomi e
cifre, un "pizzino" in cui vengono scritte dettagliatamente le
quote investite nella Tu.Ri.Cost., con un complesso turistico a
Villasimius, e le spartizioni dettagliate del denaro incassato
con la cessione delle quote societarie a imprenditori vicini ai
clan camorristici. È uno dei documenti sequestrati dalla Guardia
di Finanza durante le indagini sul riciclaggio di denaro
proveniente dal narcotraffico e dalle attività criminali della
camorra in Sardegna.
Sono iscritte nel registro degli indagati 17 persone tra le
quali spiccano i nomi dell'europarlamentare di Fi, Salvatore
Cicu, dell'ex sindaco e di un attuale consigliere comunale di
Sestu, rispettivamente Luciano Taccori e Paolo Cau, (entrambi
Fi) e quello del consigliere regionale campano Luciano
Passariello (Fratelli d'Italia). Nel "pizzino" trovato dai
finanzieri negli uffici della Tu.Ri.Cost. ci sarebbe una delle
prove del riciclaggio, visto l'investimento iniziale, di 750mila
euro ed il profitto poi ottenuto di poco superiore al milione,
pagati in parte con 400 mila euro in contanti portati in
Sardegna da un uomo di fiducia del clan D'Alessandro.
Ma nell'informativa di 200 pagine firmata dal gip che ha
portato al sequestro di oltre 20 milioni di euro di beni non si
parlerebbe solo del "pizzino". Le indagini, infatti, oltre ad
aver impegnato gli specialisti del Gico della Fiamme gialle in
controlli incrociati sui flussi di denaro, tramite accertamenti
bancari e societari, si sono avvalse di attività tecniche e
intercettazioni che hanno consentito di scoprire i movimenti e i
collegamenti che hanno portato la camorra nell'isola.
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