Sanremo 2019: Daniele Silvestri, quel buio adolescenziale che sfugge

"Argentovivo è uno schiaffo per innescare una reazione"

di Claudia Fascia ROMA

Uno schiaffo in pieno volto. Un pugno nello stomaco. Per raccontare "il buio che affligge gli adolescenti in tutta la sua sconvolgente realtà, la cupezza che io non riesco a capire". Daniele Silvestri, per il suo ritorno al festival di Sanremo dopo sei anni, ha scelto di confrontarsi con il disagio adolescenziale nella sua Argentovivo. Un testo denso, duro, che si candida già a Premio della Critica. "Da padre di due adolescenti - racconta Silvestri, che ha tagliato il traguardo delle 50 primavere e festeggia quest'anno i 25 anni di carriera con il suo primo tour nei palasport in solitaria -, mi rendo conto di quanto sia difficile entrare nelle loro teste. Lo spunto è partito da lì e dal mondo che gira intorno a loro, ma poi sono andato più a fondo, al cuore di una generazione in crisi come non abbiamo mai visto prima, in una visione spietatamente univoca. Non mi interessava il contradditorio".

  Diversi i livelli di lettura di un brano che in parte è anche critica alla società, ai social, a un mondo "che mai come oggi affronta una rivoluzione senza avere il libretto di istruzioni", spiega il cantautore romano. "Il mondo è cambiato, tanto, godiamo di una maggiore libertà anche grazie alla tecnologia. La stessa che a volte ci aliena dalla vita reale. Sarebbe stupido pensare di tornare indietro, ma senza dubbio il sistema è entrato in crisi". Non c'è speranza nel brano di Silvestri, che parla della scuola vissuta come carcere, di condanne comminate prima di nascere senza aver commesso reati, di incomprensione, di sogni già delusi. Dell'argento vivo che la natura ci regala alla nascita e che viene spesso soffocato e spento. Con una chiusura ancora più cupa: "Ho sedici anni e vivo in un carcere, se c'è un reato commesso là fuori è stato quello di nascere". "Mi sono chiesto se fosse il finale più giusto. E' duro, ma coerente, cercavo lo schiaffo per innescare una reazione. Questa è una fotografia di un momento. Se dovessi immaginare il futuro di questo 16enne penserei che non esiste, ma una delle medicine migliori è la vita, quella reale", racconta, ricordando come a 16 anni lui era già un giovane adulto già immerso nella musica.

  "Sono stato un adolescente fortunato, la mia passione era già quasi un lavoro". Argentovivo è arrivato in extremis alle orecchie del direttore artistico Claudio Baglioni, a giochi quasi fatti. "Non avevo intenzione di partecipare. Ero impegnato in studio con il nuovo album (che uscirà in primavera e che è stato già anticipato da 'Tempi modesti' e da 'Complimenti ignoranti', ndr), ma poi nelle ultime decisive ore per la selezione, questo brano orchestra e batteria è venuto fuori in tutta la sua potenza. L'ho 'sentito'. Ho capito che era il centro del disco. 

  E mi sono detto che solo a Sanremo lo avrei potuto far sentire così tanto e così bene. Mi hanno preso con 2 minuti di canzone", rivela. Ad accompagnarlo sul palco tutte le sere ci sarà il rapper Rancore ("l'ho chiamato subito, quando ancora avevo solo un'idea vaga di quello che stava uscendo fuori") e il batterista Fabio Rondanini, mentre per il duetto ha chiamato Manuel Agnelli. Ad attenderlo poi in autunno il tour nei palasport (al via da Roma con una doppia data). "Me lo hanno chiesto le canzoni del nuovo album, più elettroniche: avevano bisogno di una sorta di club rock, ma non sono ancora certo sia la scelta giusta per me. Nessun intento autocelebrativo. Mi fa piacere che siano 25 anni, me li sono goduti, ma è stata anche una gran botta di culo".

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