Sting-Shaggy, da noi messaggio politico

"In tempi di frontiere chiuse, uniamo due culture diverse"

dell'inviata Claudia Fascia SANREMO

"In questi tempi di divisioni politiche, in cui il mondo è destra o sinistra e i Paesi sono chiusi nelle loro frontiere, se due persone di culture diverse si uniscono per fare musica, divertirsi, cantare, ballare è un messaggio politico molto importante". Sting ne è convinto e vuole ribadirlo anche dal palco dell'Ariston, dove stasera è con Shaggy e insieme duetteranno su Don't make me wait. Un duetto insolito. "Abbiamo molto più in comune, di quanto si possa credere - spiega Sting -. Ma la cosa più importante è che quando cantiamo insieme, succede qualcosa di strano, diventiamo una cosa sola e ci divertiamo molto". In comune, oltre a una moglie dal carattere forte e a tanti figli (5 per uno, 6 per l'altro), dicono di avere gli stessi valori, lo stesso sentimento filantropico che li porta a preoccuparsi che tutti gli esseri umani siano trattati da esseri umani". La collaborazione è iniziata un paio di anni fa quando un amico comune, Martin Kierszenbaum (che è l'attuale manager di Sting nonché ex responsabile a&r di Shaggy), li ha messi in contatto. "Eravamo curiosi di capire come far combaciare i nostri stili musicali. Ma sono convinto - afferma Shaggy - che già in un'altra vita abbiamo fatto musica insieme". "Tipo Fred Astaire e Ginger Rogers?", scherza Sting. "Io però faccio Fred Astaire", replica l'altro, lasciando intuire quanto la sintonia tra i due sia alta. Don't make me wait doveva essere un progetto spot, le cose poi sono andate oltre e i due artisti si sono ritrovati a fare un intero album insieme, dalle atmosfere caraibiche, che uscirà il 20 aprile dal titolo "44/876". "Sono rispettivamente i prefissi internazionali telefonici del Regno Unito e della Giamaica - spiegano i due - una sorta di legame che unisce i due Paesi, un legame fatto di gioia e di speranza".

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