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''Playing the Victim'', il film che ha vinto.
(ANSA) - ROMA 21 Ottobre 2006 - Kirill Serebrennikov, uno dei piu' famosi registi teatrali russi (tra le sue messe in scena una Giovanna D'Arco interpretata da Fanny Ardant) con Izobrajaya Zhertvy - Playing the Victim il suo secondo lungometraggio, che ha vinto come miglior Film alla prima edizione della Festa Internazionale del Cinema di Roma, firma una versione dell' Amleto contemporaneo e dark, che unisce al giallo momenti irresistibili di commedia brillante e spunti comici da film muto. Basato da un'opera teatrale dei fratelli Presnyakov, autori anche della sceneggiatura, che hanno riletto il dramma shakespeariano, il film ha per protagonista l'enigmatico e ironico Valya (Yuri Chursin), quasi trentenne che si guadagna da vivere impersonando per la polizia le vittime dei delitti nelle ricostruzioni dei crimini.
A dare un senso diverso alle azioni del giovane e' l'apparizione, in sogno, del padre, morto da poco, che gli fa capire di essere stato ucciso dalla madre di Valja, con la collaborazione dello zio, che e' il suo amante. La pellicola (gia vincitrice al Kinovtar, Festival nazionale di film russi) procede tra apocalittiche e premonitrici animazioni in bianco e nero, salti tra delitti ripresi con una videocamera e gli squarci sulla vita del protagonista, che si diverte portare al limite di sopportazione chi lo circonda: dalla madre, che vorrebbe lui si facesse una vita autonoma, alla fidanzata Olja, versione piu' patetica e rassegnata di Ofelia.
Il drammatico epilogo finale e' dietro l'angolo e viene suggerito al novello Amleto da una visita in un surreale ristorante giapponese dove a servire ai tavoli c'e' una vecchia attrice in Kimono e parrucca nera. Serebrennikov, rivede la tragedia shakespeariana con un'ironia incontenibile, e la ambienta in una Mosca anonima, periferica, fatta di piscine pubbliche, case piccolo borghesi e ristoranti di terza categoria.
Valja diventa simbolo con i suoi dubbi, crudelta' e goffaggini, di un'intera generazione, che sembra vivere senza uno scopo.
''Come Amleto, spiega il regista nelle notte di produzione, il giovane protagonista sente di vivere con una frattura interiore nel mondo moderno: ''Sono vibrazioni che attraversano la sua anima, il suo cuore, il suo destino.
E' per questo che ne vuole fuggire.
Puo' sembrare triste, ma anche se puo' essere un paradosso, la nostra e' una commedia pura, perche' la vita e' una commedia in se stessa'. Secondo Serebrennikov e' sbagliato vedere nel resto del mondo, la Russia "per quanto riguarda l'arte, sempre legata alle grande figure dei secoli precedenti, come Gogol, Dostoevskij o Puskin.
Ormai il mio Paese e' molto cambiato e non si corrisponde piu' a questi riferimenti.
Credo che il mio film sia una rappresentazione artistica di quanto succede nei cervelli delle persone in Russia oggi: terrore, speranza, insicurezza.
Ad esempio, quando poco fa e' stata trovata morta la giornalista Anna Politkovskaya, abbiamo dovuto sospendere lo spettacolo di teatro perche' le mani dell'attrice principale non smettevano di tremare''. (ANSA)
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