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Gestire la morte, arriva un dramma danese.
(ANSA) - ROMA 19 OTT - (di Francesco Gallo) - Titolo e atmosfere bergmaniane e cieli grigi tipici del Nord Europa in 'Dopo il matrimonio' a firma di Susanne Bier, candidato per la Danimarca all' Oscar, e ora alla Festa di Roma fuori concorso.
La regista, dopo il pluripremiato 'Non desiderare la donna d'altri', torna con una storia semplice a toccare i grandi segreti della vita.
E lo fa con lo stile asciutto, essenziale. Tutto inizia con Jacob (Mads Mikkelsen, prossimo cattivo in 'Casino Royale'), atletico quarantenne che ha deciso di dedicarsi ai piccoli orfani in India con il suo insegnamento.
E' la cosa a cui tiene di piu', ama davvero quei bambini: e' il suo modo di fuggire da non si sa cosa. Ma questa volta deve proprio rassegnarsi a tornare in Danimarca.
I soldi sono finiti e un uomo d'affari danese, Jorgen (Rolf Lassgard) sembra disposto a offrirgli una donazione di 4 milioni di dollari, a condizione pero' che Jacob acconsenta a firmare un contratto.
Jacob, a malincuore, torna nella sua terra e si ritrova anche invitato dall'esuberante industriale al matrimonio della figlia.
Qui scopre che la madre della sposa e' un suo antico e grande amore: Helene (Sisde Babett Knudsen).
Una cosa non affatto casuale, proprio come il suo essere li' a quella cerimonia.
Firmera' quel contratto, inclusa la dolorosa clausola che gli impedisce di tornare in India.
Lo firmera' perche' un passato inaspettato irrompe con forza nella sua vita e il pragmatico Jorgen mostra di sapere gestire bene anche il dramma della sua imminente morte. ''Dopo il matrimonio'' e' ancora una volta il frutto della collaborazione tra la regista e Anders Thomas Jensen, autore dello straordinario 'Le mele di Adamo', ma anche sceneggiatore per Susanne Bier.
Il film, girato in Danimarca e in India con un budget di soli 3 milioni di Euro,sara' La Bier ha appena finito girare a Hollywood 'Things We Lost In The Fire' con Halle Berry e Benicio Del Toro per la Dreamworks.
Per la Bier nel suo film ''e' solo un aspetto minore il confronto tra il mondo privilegiato dell'Occidente, della Danimarca, con quello povero dell'India''.
Piuttosto ''c'e' il fatto che l'Occidente oggi tende a controllare tutto, anche la post-mortem.
Anche se, aggiunge, nel mio lavoro non si capisce se tutto questo sara' davvero messo sotto controllo''. E' giusto invece vedere in 'Dopo il matrimonio' ''come a volte sia piu' facile a volte spendere la propria vita fuori dal proprio Paese, anche facendo del bene agli altri, come fa appunto il mio personaggio, piuttosto che affrontare la propria vita con tutte le sue responsabilita' nel luogo in cui si e' nati''. Comunque, nonostante i temi forti, il mio film non ''ha affatto toni melodrammatici'', ci tiene a dire la Bier.
Mentre per quanto riguarda i riferimenti letterari cita subito Ibsen, aggiungendo poi: ''rispetto al mio film e' comunque un parallelo pretenzioso''.
(ANSA)
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