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Kurt Cobain, un uomo piu' che un mito.
''Una delle preoccupazioni principali di Kurt Cobain era quella di essere diventato un fumetto.
Il suo stile di vita, la tossicodipendenza e le illazioni sulla sua morte hanno dato di lui un'immagine stereotipata.
Kurt invece era un essere umano a tutto tondo, complesso, con i suoi lati belli e gli aspetti piu' oscuri'': cosi' AJ Schnack, regista indipendente americano, presenta alla Festa Internazionale di Roma 'Kurt Cobain About a Son', intima biografia del leader dei Nirvana, trovato morto nel 1994 nella serra sopra il garage nella sua casa sul lago Washington.
Novantasette minuti nei quali protagonista e' la voce di Cobain che racconta la sua vita, dall'infanzia all'adolescenza, la scoperta della musica e il successo.
Ma l'intento, tiene a sottolineare il regista, non era celebrare un'icona del disagio giovanile, ma ''riportare Cobain a un livello umano, con la sua intelligenza, il suo spirito, la sua rabbia e le sue paranoie''.
Il lungometraggio e' basato su oltre 25 ore di materiale inedito tratto dall'intervista che Cobain ha rilasciato al giornalista Michael Azerrad per il suo libro 'Come As You Are: The Story of Nirvana'.
E, afferma Schnack, ''sia Kurt sia Michael arrivano a capire che la verita' intera e' la migliore verita'''.
''Abbiamo cercato di sgombrare il campo da una visione circoscritta di Cobain - racconta il regista - Le varie controversie legate al suo stile di vita e le illazioni sulla sua morte, hanno rischiato di mettere in ombra la sua musica''.
E' cosi' che ''per capire Kurt in quanto uomo, abbiamo pensato di associare alle sue parole i luoghi che frequentava e la musica che avrebbe ascoltato'', dal punk dei The Melvins e dei Vaselins a David Bowie, da Iggy Pop ai REM ai Queen.
''L'aspetto interessante di Kurt in quanto artista - dice infatti Schnack -era l'aver cercato di mescolare i vari stili musicali che lo avevano influenzato nei vari periodi della sua vita.
Generi che si ritrovano poi nella musica dei Nirvana'' Da sempre fan del gruppo grunge, il regista conclude: ''Per me e molti altri della mia generazione, l'irruzione di Kurt Cobain ci ha permesso di identificarci in una figura che parlava di un'esperienza collettiva che caratterizzava l'America in quegli anni, il cambio della struttura sociale, la vita nelle piccole citta', ma la guerra fredda, le donne e gli omosessuali.
Tutto questo aveva creato una sorta di caos e di smarrimento di cui Kurt e' stato il portavoce''.
(ANSA)
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