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Monicelli, la Festa funziona.
(ANSA) - ROMA, 18 ott - ''La Festa la vedo molto affollata, con i biglietti che vanno a ruba, funziona, bisogna vedere se funziona anche il cinema''.
Lo ha detto Mario Monicelli, durante un incontro di cui e' stato protagonista stasera alla Libreria dell' Auditorium, con Marco Bellocchio e Gabriele Salvatores. ''Mi pare che questo evento sia partito bene, a parte l'incidente, che non ci voleva, soprattutto per la signora che e' morta''. Salvatores, a una domanda del moderatore Curzio Maltese, sulla rivalita' con Venezia, ha risposto: ''Non e' un problema irrisolvibile, basta stabilire le date anche se il concetto di festa mi piace.
Il cinema e' un'arte popolare e il contatto diretto con il pubblico e' interessante''. Bellocchio ha detto che non avendo visto film non puo' esprimere giudizi ma che ''visto che il cinema e' si' un'arte popolare, ma viene messa in un angolo, ben vengano manifestazioni che riescano a conciliare popolarita' e ricerca''. Secondo Salvatores, il problema di Venezia e' ''la location separata dalla citta' e la difficolta' con i cittadini veneziani, che considerano la Mostra come qualcosa di estraneo''. D'accordo anche Bellocchio: ''A Venezia molti giovani non vanno perche' costa troppo e a quanto si legge e' vero che c'e' freddezza da parte dei veneziani.
Cacciari non penso sia mai andato al Palazzo, Veltroni invece e' sempre qua''. Monicelli ha spezzato comunque una lancia a favore della mostra veneziana: ''Credo di essere l'unico che e' andato alla prima edizione.
Ho una certa simpatia sia per la citta' che per la manifestazione.
Non so perche' si devono paragonare questi due eventi, pero' e' vero che non possono vivere cosi' a ridosso l'uno dell' altro.
Se si potesse spostare Roma nella prima primavera, ci guadagnerebbero tutti e due''. I tre cineasti si sono anche confrontati con il numeroso pubblico presente sul cinema italiano.
''Noi italiani abbiamo perso un po' di sogni e utopie per strada, e' difficile per me oggi raccontare l'Italia, perche' non riesco a riconoscerla'' ha detto Salvatores. Per l'autore di 'Il regista di matrimoni' ''mentre nel neorealismo c'erano valori ideologici e politici, oggi questi non esistono piu'.
E' rimasto solo il cattolicesimo, perche' l'idea laica di trasformazione della societa' non c'e' piu'''. Il dibattito si e' animato quando un giovane spettatore nel suo intervento si e' rivolto ai tre registi chiedendo loro di farsi da parte per far spazio ai giovani e non accettare piu' fondi dal ministero.
Il primo a reagire e' stato Salvatores: ''Se io ho deciso di fare cinema e' per questi due signori''. Per Monicelli la strada non e' certo quella di ''aspettare che muoia io per fare un film''. Salvatores comunque ha sottolineato la difficolta' per molti esordienti di avere il proprio film nelle sale: ''Oggi la vera censura non sta nel fatto che non ti fanno fare un film, ma che non lo fanno vedere - ha detto - il circuito distributivo pero' sta cambiando molto.
Ci sono nuove strade, come Internet, se non riesci a entrare nel fortino, accerchialo''. Bellocchio ha anche parlato della differenza fra fiction, reality e cinema: ''Nei reality ti sembra che tutti recitino, ma bisogna capire la distinzione tra una rappresentazione potente e una marmellata.
E' lo stesso per la fiction, dove e' come trovarsi nell' invasione degli ultracorpi, ci si accorge che c'e' qualcosa che non va''.
(ANSA)
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