(ANSA) - ROMA, 16 ott - Temur Babluani, uno dei registi
simbolo del cinema georgiano, insieme al figlio Gela, che
l'anno scorso ha presentato a Venezia la sua opera prima
'Tzameti', hanno firmato a quattro mani una storia sul loro
Paese natale, la Georgia, con 'L'Heritage', ambientato in
una della zone del paese, diventato indipendente dalla
Russia nel 1991, che vive ancora seguendo le proprie
ataviche regole. E' un mondo chiuso, che provano a scalfire
tre stranieri francesi Patricia (Sylvie Testud), Jean
(Stanislas Merhar), Celine (Olga Legrand), che insieme al
loro traduttore Nikolai (Pascal Bongard), da Tblisi in
Georgia, partono a bordo di un autobus antidiluviano per
andare a vedere, nell'entroterra, un vecchio castello in
rovina ereditato da Pat. Durante il viaggio, l'incontro con
un uomo anziano (Leo Gaparidze), che, accompagnato dal
nipote(Giorgi Babluani, figlio di Temur e fratello di Gela)
sta andando a farsi uccidere pur di porre fine a una faida
sanguinaria, porta i giovani francesi in una realta'
totalmente sconosciuta dominata dal fato in cui il sangue si
lava con il sangue. La storia, nella quale il dramma e' a
tratti attenuato da toni di commedia surreale, i due
Babluani l'hanno immaginata in un periodo storico diverso:
''La sceneggiatura | ha spiegato Gela | e' stata scritta
subito dopo il crollo del Muro di Berlino. Erano gli anni in
cui cominciava ad esserci un'apertura all'Occidente, ma il
nostro popolo ancora non aveva imparato a gestire bene la
liberta' che aveva ottenuto. Noi volevamo esprimere la
volonta' di cambiare pagina ma anche la nostra incapacita'
di riuscirci. Oggi, finalmente, si inizia a vedere la luce
alla fine del tunnel''. Temur Babluani che non tornava su un
set dal 1993, in 'L'Heritage' ha raccontato tradizioni
conosciute, in prima persona, da adolescente: ''La gente di
montagna della Georgia ha sempre vissuto in modo differente,
anche durante il dominio russo. Nonostante le tante
invasioni subite, nessun tipo di regime e' riuscito a
imporsi. Per fortuna, o purtroppo, continuano a vivere con
le loro leggi e principi. Cercano di accettare la modernita'
ma restano ancorati al proprio passato''. Gli stranieri,
aggiunge, nella pellicola vengono visti come corpi estranei
e nocivi ''perche' il confronto fra diverse culture non puo'
funzionare se basato solo sulle buone intenzioni. Senza
conoscere la cultura e le tradizioni dell'altro si ottengono
risultati pessimi''. I due registi spiegano di aver lavorato
in perfetta armonia: ''Non abbiamo mai definito a priori i
nostri compiti | dice Temur | succedeva che dei giorni io
fossi piu' alla macchina da presa mentre in altri ci fosse
Gela. Il nostro e' un rapporto molto stretto, tutto sul set
e' avvenuto molto naturalmente''. Intanto Babluani figlio si
prepara alo sbarco ad Hollywood: l'anno prossimo iniziera' a
girare il remake di 'Tzameti', la storia di un ragazzo che
per soldi accetta di sottoporsi a uno spietato gioco di
roulette russa. ''Dagli Stati Uniti mi sono arrivate molte
richieste ma per il 95% riguardavano un remake del film | ha
spiegato il cineasta ventottenne | ho accettato di farlo
perche' era una storia su cui comunque volevo tornare. Sara'
una sfida: cambiero' personaggi, struttura drammatica, e
stavolta usero' il colore invece del bianco e nero''.
(ANSA).